«Affettuosa vicinanza e pieno sostegno» a don Luigi Ciotti. Rosy Bindi, presidente della Commissione nazionale antimafia è convinta che le minacce di Totò Riina intercettate lo scorso settembre nel carcere di Opera siano da «prendere sul serio, soprattutto per l'inquietante accostamento al
martirio di don Pino Puglisi. A don Ciotti va assicurata tutta la protezione e
il sostegno necessari, molti mesi sono passati da quando i magistrati hanno
esaminato le intercettazioni e si deve capire che tipo di messaggio vuole
inviare il capo di Cosa Nostra mentre inveisce contro un sacerdote così esposto
sul fronte della lotta alla mafia».
Rosy Bindi ribadisce che «don Ciotti non è solo e non resterà solo
nella battaglia contro i poteri mafiosi» e ricorda che «la scomunica di Papa
Francesco ha tracciato una linea invalicabile tra la Chiesa e le mafie che dà a
tutti, credenti e non credenti, più forza e coraggio nel combattere la cultura
dell'omertà e della sopraffazione».
Don Ciotti, «insieme a tanti impegnati con Libera, è diventato punto di riferimento per la coscienza civile del Paese», prosegue la Bindi. Un impegno riconosciuto anche da papa Francesco che, lo scorso marzo, ha voluto incontrare, nella parrocchia di San Gregorio VII, a Roma, i familiari delle vittime di mafia accompagnati proprio da don Luigi.
Se ci sono segnali positivi, però, «non possiamo abbassare la guardia», dice la presidente della Commissione antimafia, «perché c'è una
mafia silente che moltiplica affari e profitti e penetra in ogni settore della
vita del paese approfittando della crisi economica. E c'è una mafia violenta che
continua a tenere sotto scacco con l'intimidazione e la paura buona parte del
Mezzogiorno, dove pesano povertà e disoccupazione ma dove sono anche più vitali
e preziose le esperienze di libertà e resistenza create da Libera per strappare
il territorio al controllo della criminalità organizzata».