Il primo vescovo italiano vittima della pandemia di Covid-19 è monsignor Eugenio Scarpellini vescovo di El Alto, in Bolivia, deceduto nella mattinata di mercoledì 15 luglio all’ età di 66 anni. Contagiato dal coronavirus (che finora in Bolivia ha ucciso 1.984 persone) , Scarpellini è morto in seguito a un attacco cardiaco.
Figlio di contadini, nato a Verdellino, nella diocesi di Bergamo, l’8 gennaio 1954, monsignor Scarpellini era stato ordinato sacerdote il 17 giugno del 1978. Scarpellini fu vicario parrocchiale di Boltiere (1978-82) e di Nembro (1982-87), uno dei comuni bergamaschi più colpiti dal coronavirus in questo 2020.
Scarpellini era partito per la Bolivia l’11 gennaio del 1988 come sacerdote fidei donum. Scarpellini cominciò a lavorare come parroco nella diocesi di La Paz.Dal 2000 al 2007 monsignor Scarpellini fu direttore generale della scuola "Marien Garten" di La Paz. Poi, dal 2004 direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (POM) e, due anni dopo, coordinatore delle POM in tutta l'America. Il 15 luglio 2010, la nomina di Benedetto XVI a vescovo ausiliare della Diocesi di El Alto e la consacrazione episcopale il 9 settembre dello stesso anno. Infine, nel novembre 2012, durante l'Assemblea dei vescovi, Scarpellini divenne segretario generale nella Conferenza episcopale boliviana. Il 26 giugno 2013, Papa Francesco lo nominò vescovo della Diocesi di El Alto.
El Alto è una città costruita a 4.100 metri di quota, nata negli anni Quaranta del Novecento in seguito all’afflusso di gente dalle campagne. Oggi El Alto conta circa un milione di abitanti ed è una delle città più povere della Bolivia, fatta in gran parte di case dall’aspetto provvisorio, non intonacate, con i mattoni a vista. Una città color mattone costruita sulle spalle della capitale La Paz, che si estende 500 metri più in basso e si raggiunge non solo in auto (con strade tortuose che si avvitano in infiniti tornanti), ma anche in funivia. A El Alto ci sono botteghe, mercati, chiese, asili, ospedali, l’aeroporto internazionale, lunghi tratti di strada sterrata e centinaia di cani randagi.
In questo contesto non facile Eugenio Scarpellini esercitava il suo ministero con passione. Lo avevo incontrato nel 2016 proprio a El Alto, dove mi aveva raccontato con passione il decennale impegno dei bergamaschi in Bolivia, che ha portato un afflusso costante di volontari e missionari.
Oggi la stampa boliviana ricorda l’impegno di Scarpellini per la pacificazione del paese, in particolare dopo la grave crisi istituzionale del 2019. Il quotidiano Pagina Siete definisce Scarpellini un “attore chiave della pacificazione”.Secondo l’episcopato boliviano, Scarpellini “è stato un pastore della Chiesa che si è segnalato per la sua consegna ai più poveri e per la lotta instancabile per la giustizia”.