Gentile prof.ssa Spotorno,
come si fa a chiamarla
“Buona scuola” se la si
mette in mano a gente poco sensibile e
rispettosa della dignità degli studenti?
Sono una nonna che ha avuto uno
dei suoi nipoti alle prese con gli esami
di Stato. Sono molto delusa e non
tanto perché mio nipote, ammesso
con la media dell’otto, è uscito con
un voto molto più basso, quanto per
l’atteggiamento usato dalla Presidente
della commissione nei suoi confronti.
Per esempio ha chiesto a mio nipote,
arrivato quest’anno dal Meridione:
«Che ci fai qui?». Lui ha spiegato che
i suoi si erano trasferiti. E lei ha chiesto:
«Minacciati?». Ovviamente “no” è stata
la risposta del ragazzo. Se la votazione
è stata al di sotto delle aspettative ciò
che mi ha ferito di più è stato questo
dialogo. Sono stata un’insegnante
attenta ai bisogni degli allievi
e rabbrividisco al pensiero che gente
così poco sensibile circoli per le nostre
scuole.
NONNA MIMMA
Nonna Mimma, mi chiedi con
la giusta dose di ironia e amarezza dove
sia la tanto sbandierata “Buona scuola”.
Non c’è bisogno di una riforma con
questo nome per risponderti. La buona
scuola sono le migliaia di insegnanti
che, come te, hanno fatto e fanno nel
corso della loro carriera scolastica il
possibile per trasmettere ai loro studenti
passione, amore e conoscenze. La buona
scuola è quella dove un insegnante non
è un ripetitore, ma un educatore di ogni
singolo alunno, capace di far emergere
i valori e i talenti più segreti dei suoi
ragazzi, valori e talenti che essi stessi
troppo spesso ignorano e che, per incanto,
con l’insegnante al fianco si disvelano ai
loro occhi. L’insegnante pedagogicamente
preparato, capace e attento alle persone,
dovrebbe esistere a prescindere da una
riforma scolastica chiamata “Buona
scuola”. Il dialogo tra tuo nipote e la
Presidente di commissione che tu riporti
nella lettera è decisamente surreale
e sicuramente censurabile. Immagino
l’imbarazzo del ragazzo, ma credo
anche quello degli altri membri della
commissione. Sicuramente questa collega
non avrà creato un clima adatto a far sì
che gli studenti potessero esprimersi al
meglio. Però tu sai per esperienza come
l’esame di maturità non sempre, anche
nelle migliori condizioni, renda giustizia
delle reali conoscenze dei ragazzi. Si può
scivolare su una prova scritta o nello stesso
orale. Non essendoci spazio per valutazioni
sulla persona e sul suo percorso, che è
racchiuso in un massimo di 25 punti, tutto
è possibile, con risultati come nel tuo caso
molto al di sotto delle aspettative. Questo
è l’esame di maturità da sempre. Forse
una riforma scolastica degna di questo
nome avrebbe dovuto occuparsi anche di
aspetti di didattica, di pedagogia
e di valutazione se no, concordo con te,
non è proprio Buona scuola!