E’ una bella novità, la lettera aperta al governo sulla parità scolastica indirizzata da 44 parlamentari della maggioranza al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in vista della discussione in Consiglio dei Ministri sulla riforma della “buona scuola”. Lo strumento proposto appare poi particolarmente prezioso, perché restituisce alle famiglie – ad ogni famiglia – una vera libertà di scelta: si tratta infatti di immaginare una adeguata detrazione fiscale (o un bonus scuola, per gli incapienti) per quei genitori che, scegliendo oggi una scuola paritaria, devono accollarsi rette sempre più alte. Del resto il costo standard per ogni alunno è pari a circa 6.000 Euro, e quindi se il milione di studenti oggi accolti nelle scuole paritarie dovesse trovare posto nell’offerta a gestione statale, non basterebbero certo i 500 milioni oggi faticosamente messi nel bilancio dello Stato a sostegno delle scuole paritarie (e i pochi ulteriori sostegni che qualche Regione prova a mettere a disposizione).
Con questa proposta si esce finalmente dalla vecchia ed ideologica contrapposizione tra pubblico e privato, e si prova a costruire uno strumento di vera libertà, adeguando in tal modo il sistema educativo italiano al modello europeo, che è quasi ovunque saldamente “misto”, anche in Paesi molto più “laici” dell’Italia. Allo Stato rimane prioritariamente un decisivo ruolo di governance, controllo e garanzia dell’offerta formativa, agli enti gestori tocca la più ampia autonomia e libertà educativa. Niente a che fare con una difesa corporativa delle “scuole cattoliche”: già oggi il sistema delle paritarie è arricchito da forti presenze di scuole non statali, gestite da altri soggetti.
La promozione della parità si inserisce invece proprio nel rilancio dell’intero sistema formativo, nel suo complesso, come risorsa strategica per un nuovo sviluppo del Paese, in alleanza con le famiglie. Non si toglie niente al doveroso sostegno alle scuole a gestione statale; si tratta però di restituire possibilità di scelta alle famiglie, e condizioni minime di gestione per che sceglie di investire nell’offerta formativa. Del resto proprio i 44 parlamentari ricordano, al termine della loro lettera, che “se fosse pubblico solo ciò che è statale, l’Italia non potrebbe vantare due giganti della pedagogia moderna, come Maria Montessori e Don Lorenzo Milani”: espressioni concrete di una esperienza di libertà di educazione, ma diventati poi patrimonio culturale della scuola tutta, senza distinzioni. Consentitemi anche di ricordare che la scuola paritaria, prima ancora che “scuola dei ricchi”, è stata anche – ed è tuttora - la scuola di Don Bosco, che ha saputo sostenere e riabilitare l’infanzia maltrattata e violata dei ceti popolari dell’Italia post-unitaria con una scuola di base capace di investire sul lavoro, e che ancora oggi nella formazione professionale, così bistrattata, custodisce e promuove tanti ragazzi, soprattutto quelli “scartati” dai percorsi scolastici più formali. La “buona scuola” è la scuola di tutti, e la libertà di offerta formativa e di scelta educativa ne sono fondamento irrinunciabile e risorsa formidabile.