Pubblichiamo questo contributo di Claudio Labate, giornalista di strill.it
Sicurezza. È quella che a gran voce chiedono i calabresi, e segnatamene i residenti dell’area della Piana di Gioia Tauro, il cui porto è stato scelto dal Governo per trasferire una parte del carico di armi chimiche provenienti dalla Siria da una nave danese ad una americana. Una sicurezza che al momento viene percepita dalla popolazione come negata, se si tiene conto anche della segretezza con cui è stata portata avanti tutta l’operazione che ha trovato impreparati anche i sindaci dei Comuni entro i quali ricade l’area del più grande terminal per il transhipment del Mediterraneo.
Tuttavia la risposta delle istituzioni locali non si è fatta attendere più di tanto. Nella conferenza stampa convocata in via d’urgenza, i sindaci di San Ferdinando, Domenico Madafferi, e di Rosarno, Elisabetta Tripodi non hanno risparmiato critiche alla gestione della vicenda. Tanto a livello governativo quanto locale. La proposta di Madafferi rimane quella di procedere all’emissione di una ordinanza per la chiusura dell’area del Porto, che comunque appare di difficile praticabilità. Il sindaco Tripodi da parte sua ha puntato l’indice contro il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, reo di non aver spiegato ai calabresi le ragioni di questa scelta.
A Gioia Tauro, poi, si è tenuta una seduta del Consiglio comunale con il sindaco Renato Bellofiore propenso e determinato verso ogni forma democratica di protesta. Sempre nella cittadina della Piana nel tardo pomeriggio si è dato vita ad un simbolico sit in ad opera degli attivisti di Italia dei Valori, mentre dal Movimento 5 Stelle, i parlamentari calabresi assicurano: "Saremo una sentinella vigile affinché tutti i procedimenti per il trasbordo vengano svolti secondo la procedura prevista. Il nostro ruolo sarà questo a tutela dei cittadini del territorio che vanno protetti nel modo più sicuro possibile".
E preoccupato dagli esiti della vicenda si dice anche il Presidente della Provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, soprattutto per le conseguenze sotto il profilo ambientale che potrebbe avere un eventuale incidente di percorso. A tal fine lo stesso Raffa ha chiesto un ‘’urgente chiarimento’’ agli organi competenti, domandandosi se le autorità regionali fossero al corrente della scelta del Governo.
Il punto, d’altra parte è proprio questo. La popolazione, forse presa alla sprovvista dal silenzio istituzionale che sta accompagnando la nave danese Arc Futura, che alcuni danno ormai in procinto di approdare a Gioia Tauro, per il momento esprime la propria indignazione attraverso l’immediatezza che solo i social network sono capaci di dare. Ci si chiede in particolare come mai neanche dagli uffici territoriali del Governo si sia provveduto ad informare la popolazione sui rischi dell’operazione. Se insomma, e non bastano le rassicurazioni del ministro Lupi, esista un piano di evacuazione in caso di incidenti e chi debba intervenire. E naturalmente impazzano i raffronti con chi, come la Sardegna, ha detto ‘’no’’ alle richieste del Governo. L’indice, anche in questo caso, è puntato contro le autorità politiche regionali che non hanno fino al momento rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale, col rischio di aumentare, se ce ne fosse bisogno, il solco tra i palazzi del potere e il territorio.
D’altra parte va ricordata la ferita ancora aperta dei calabresi che solo da qualche anno a questa parte, attraverso una serie di operazioni messe a segno dalle forze dell’ordine, e più recentemente dalle conferme venute dalle parole del pentito Carmine Schiavone, ha preso coscienza di essere al centro di un velenoso traffico di sostanze chimiche, alcune delle quali sotterrate nell’entroterra montuoso, altre, appunto, affondate al largo delle coste calabresi.
di Claudio Labate
(giornalista del sito di informazione www.strill.it)