Vi riconosceranno dai vostri frutti. E i frutti sono l'amarsi vicendevole, il fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a se stessi, il perdonare settanta volte sette, l'amare i nemici, che l'ultimo sia il primo. Parte dal Vangelo questo Atlante storico della carità scritto da Juan Marìa Laboa (ed Lev - Jaka Book) che viene presentato oggi a Roma alla presenza di monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della Commissione episcopale per le migrazioni. Un volume, con un imponente apparato iconografico, che ripercorre la storia della Chiesa fin dagli anni di Cristo attraverso il racconto delle gesta di coloro che ne hanno seguito l'esempio, i "santi della carità" che, in ogni tempo, hanno avuto a cuore la sorte dei più deboli e bisognosi e si sono battuti per la giustizia sociale. Dagli anni dell'Impero romano, all'Europa medievale, dell'epoca moderna, fino ai giorni di papa Francesco, la storia della Chiesa è disseminata da esempi di persone e ordini religiosi che hanno fatto della carità, cioè del Vangelo, il loro perno.
Madre Teresa e i preti operai, gli straccivendoli di Wresinski e suor Magdeleine, il santuario della consolata a Torino e le scuole per insegnare ai poveri, la presenza della Chiesa nelle carceri, negli ospedali, nei lazzaretti. Fino ad arrivare a papa Francesco e alla sua costante attenzione agli ultimi. Come ricorda l'autore del volume, "Come vorrei una Chiesa povera per i poveri", aveva detto all'indomani della sua elezione ai giornalisti. Un desiderio espresso con determinazione e apertamente che "ricorda ai cristiani", dice ancora l'autore "che la priorità nel messaggio di Gesù sono i poveri". Come la Chiesa ha testimoniato in tanti secoli, pur attraverso tentazioni e ostacoli, e come ancora deve continuare a fare.