Con i 97 arrivati stamattina salgono a 1.200 i profughi, prevalentemente afghani, accolti in Italia attraverso i corridoi umanitari nell’ambito del protocollo sottoscritto dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) con i ministeri dell'Interno e degli Esteri e gestito dalla Caritas italiana, in collaborazione con Comunità di Sant'Egidio, Fcei (Federazione delle chiese evangeliche in Italia) e Tavola Valdese. «Al di là della tipologia di intervento assicurato (Corridoi Umanitari, Corridoi Universitari, evacuazioni umanitarie, accoglienza in emergenza), l'impegno di Caritas è stato quello di implementare un sistema di accoglienza ed integrazione il cui fulcro fossero le comunità», spiega don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, in merito all’arrivo a Fiumicino dei nuovi rifugiati.
Sbarcati al terminal 5, i richiedenti asilo saranno ospitati in varie diocesi, chiese, comunità, da Nord a Sud, e in particolare in Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Calabria. Si tratta di nuclei familiari e di persone singole, alcune delle quali si ricongiungeranno in Italia con parenti che vivono già da tempo nel nostro Paese. «Siamo riusciti a sensibilizzare le comunità grazie al progetto Apri», ha aggiunto don Pagniello. «I quattro verbi – accogliere, proteggere, promuovere, integrare – le cui iniziali danno il nome all’iniziativa, hanno consentito nel tempo di affrontare in maniera efficace e competente queste importanti sfide, sensibilizzando le comunità coinvolte sul reale valore dell'accoglienza. Coinvolgere il territorio e le comunità - ha proseguito il direttore di Caritas Italiana - significa fornire ai cittadini gli strumenti per capire e accompagnare un fenomeno complesso come quello delle migrazioni, senza subirlo»