Le mamme della Terra dei fuochi
che lottano per i figli portati via
da un tumore, ma anche per quelli
che verranno, non sono più sole.
Non sono più soli gli abitanti
di quella che un tempo era una terra felix,
oggi portatrice di morte. È quel pezzo
d’Italia, 1.076 chilometri quadrati, cinquantasette
Comuni fra Napoli e Caserta,
due milioni di abitanti, dove inceneritori,
rifiuti tossici interrati, discariche abusive,
rifiuti del Nord e Centrosud, hanno
contaminato l’aria, il cibo, l’acqua. E dove
sono aumentate in modo esponenziale
le morti per cancro, a cominciare da
quelle dei bambini.
Tanta sofferenza nascosta, tanta disperazione,
tante lacrime. Le ha raccolte
negli anni don Primo Poggi, attraverso
le confidenze di migliaia di persone che
arrivano al santuario della Misericordia,
di cui è il rettore, a Centauro di Caserta.
Un “sacerdote santo”, che ha il carisma
“della lettura del cuore” e ha fatto dell’amore
per il prossimo la sua ragione di vita.
Monsignor Raffaele Nogaro, vescovo
emerito di Caserta, l’ha definito «un’autostrada
per il Paradiso». Un personaggio
che unisce la sapienza del cuore alla
spontaneità e alla freschezza di una semplicità
francescana. Vive in povertà assoluta,
lo accompagnano sempre cinque
cani bastardini che anche di notte dormono
nella sua stanza, umile ed essenziale.
Quando celebra la Messa, rimangono
silenziosi ai piedi dell’altare. «Tutti gli
esseri viventi hanno diritto di ascoltare la
Parola di Dio. Anche se non conoscono il
Signore come noi lo conosciamo, lo sentono
attraverso di noi», dice don Primo.
È stato lui, nel 2010 a chiedere ad alcuni
amici di fare qualcosa per arginare
il drammatico dilagare delle patologie
tumorali e andare incontro alla grande
sofferenza che si portano appresso. La
risposta è stata immediata. Un gruppo
d’imprenditori ai quali si sono uniti medici,
professionisti, volontari, ha aderito
con entusiasmo al suo invito. È nata così
a Caserta “La casa della speranza”, una
Onlus di progettazione medico-scientifica
che ha l’obiettivo di curare le persone
in difficoltà e di favorire il progresso
scientifico «risorsa insostituibile della vita
sociale, etica e civile di ogni uomo perché
contribuisce a produrre un bene più
alto, la salute e il benessere per gli altri».
Il presidente della Fondazione, l’imprenditore
Enzo Menniti, molto vicino a
don Primo, ricorda: «Il grido di dolore di
tante persone che don Primo aveva raccolto,
ci ha messo le ali ai piedi. È diventato
l’anima di un sogno creare un polo
oncologico di eccellenza presso il grande
ospedale, da poco completato, di Sant’Agata
dei Goti, a ridosso della Provincia di
Napoli e Caserta, dove è più forte l’incidenza
dei tumori, mentre sono carenti le
strutture per curarli. L’Istituto “Pascale“
di Napoli per la cura e la ricerca dei tumori
scoppia». La situazione è sempre
più insostenibile: persone che dovrebbero
essere operate in breve tempo, devono
aspettare mesi. La Regione campana
ha speso 230 milioni di euro per mandare
gli ammalati in altri ospedali italiani con gravi disagi per le famiglie e costi
molto alti. Manca una prevenzione capillare
nella popolazione, chi s’imbatte nel
cancro, si ritrova in una solitudine drammatica,
non sa cosa fare, come curarsi.
Il polo oncologico, promosso da “La Casa
della speranza”, sarà dotato di hospice,
riabilitazione specialistica delle varie patologie
dal tumore. Tra i servizi previsti un
centro di prevenzione oncologica, un centro
di epidemiologia regionale e registro,
medicina nucleare con Pet e scintigrafia
tradizionale e chirurgia, più nove strutture
integrate e suddivise per radiologia. Spiega
ancora Enzo Menniti: «Hanno sottoscritto
il protocollo per questo progetto 32 Comuni
e siamo riusciti a mettere in rete Asl, la
Regione Campania, la Fondazione Pascale,
la Cei e gli enti locali. Negli ultimi vent’anni in Campania il tasso di mortalità è salito
dal 22,1 al 38 per cento mentre in Italia
è sceso dal 12,1 al 10 per cento. La media
nazionale è del 14 per cento. La vita come
il cancro non aspetta e il diritto alla salute
è un valore imprescindibile di cui ogni
cittadino deve avvalersi. La posta in gioco
è davvero alta. Rabbia, angoscia e disillusione
aumentano proporzionalmente alle
inadempienze delle strutture sanitarie. Le
soluzioni per migliorare la situazione non
possono più essere rinviate».
Il centro oncologico, nato dal grande
cuore di don Primo e dalla decisione di
persone di buona volontà di mettersi in
gioco, di “sporcarsi le mani” e di sognare,
diventerà il secondo polo oncologico
campano a supporto delle strutture sanitarie
pubbliche. E avrà come corollario
benessere@stpauls.it
le iniziative de “La casa della speranza” ,
come il progetto “Lancia il cuore oltre l’ostacolo”
per prevenire la morte improvvisa
in età giovanile, che prevede controlli
specialistici e screening cardiologico su
tutti i ragazzi delle scuole di Caserta, a cominciare
da quelle secondarie.
«Ci siamo resi conto che questo è un
problema su cui non tutti sanno di dover
fare i conti. Invece è molto grave, perché
è asintomatico e presente in giovani apparentemente
sani. Ne sono affetti 4-5
soggetti per anno ogni 100.000 giovani
sotto i 35 anni. Soltanto con un’attenta
visita specialistica si può sospettare che
il ragazzo possa avere qualche problema.
L’unico sintomo reale resta, di fatto,
il momento fatale in cui il ragazzo muore
improvvisamente, mentre sta giocando
al pallone con gli amici».
Anche la popolazione di Caserta ha potuto
usufruire delle iniziative de “La casa
della speranza”. Per due giorni, sotto
la tenda realizzata dalla Fondazione nella
piazza Vanvitelli, trenta medici volontari
hanno effettuato controlli specialistici
gratuiti in cinque studi medici assistiti.
Centinaia di persone, dal più piccolo di
cinque mesi agli ultraottantenni, hanno
potuto usufruire dello screening . «In
una terra dove i tumori stanno in agguato
non c’è altra via da percorre che quella
dell’indagine preventiva. Farsi controllare,
monitorare la propria salute, è l’unica
vera possibilità di tutela che abbiamo»,
dice Enzo Menniti e, a proposito del polo
oncologico, confessa: «Per alcuni compagni
di viaggio questo progetto è un’utopia,
per noi, figli spirituali di don Primo Poggi,
è una profezia. Siamo impegnati a interpretare
i segni del nostro tempo segni di
speranza anche qui a Caserta».