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mercoledì 11 settembre 2024
 
 

La casta e il Paese reale

29/09/2012  Lo scollamento fra una classe politica piena di privilegi e corrotta e la situazione delle famiglie non è mai stato tanto profondo: sono urgenti interventi radicali.

Lo scollamento fra il Paese reale, costretto ad arrancare per arrivare alla fine del mese, e una casta di politici corrotti e dalle abitudini dissolute non è mai parso tanto profondo come in questo momento. Da una parte le cronache ci informano ormai quotidianamente che la disoccupazione e la cassa integrazione si estendono come epidemie. Non si contano le famiglie e i singoli costretti a ricorrere ad aiuti e a frequentare le mense dei poveri. I tagli imposti dal Governo Monti per evitare il collasso della finanza pubblica hanno indebolito il welfare e fiaccato le imprese. E la tassazione e il costo della vita non smettono di complicare la situazione: è di queste ore l'annuncio che dal primo ottobre l'energia elettrica e il gas costeranno di più, rispettivamente dell'1,4 per cento e dell'1,1 per cento.

Questa è la fotografia del Paese reale, quello costituito da milioni di persone che, con fatica, cercano di dare un presente dignitoso e un futuro a se stessi e ai propri figli. Un Paese in seria difficoltà, segnata duramente dai sacrifici.

Dall'altra assistiamo all'indecoroso spettacolo di una casta politica che gode di privilegi assurdi e incompatibili con le condizioni econonomiche e che, non paga di tanta immeritata fortuna, sperpera il denaro pubblico per i propri piaceri.

L'inchiesta sui fondi regionali è l'ennesima, incredibile ferita alle istituzioni e ai cittadini. Ogni volta, sembra di avere toccato il fondo, salvo poi scoprire che il peggio è già realtà. Dopo le feste da fine impero della Regione Lazio e le dimissioni al rallentatore della Polverini che, non si capisce in base a quale logica, continua a chiamarsi fuori dallo scandalo; dopo le tragicomiche notizie sul trattamento da pascià dei consiglieri regionali della Sicilia; dopo le interviste a pagamento dei consiglieri regionali dell'Emilia Romagna, la Guardia di finanza sta effettuando una serie di controlli sull'utilizzo dei fondi in Piemonte. Bisognerà attendere l'esito delle indagini, prima di emettere qualsiasi sentenza, ma preoccupa che stiano già emergendo alcuni aspetti per così dire contradditori. Sembra, ad esempio, che i maggiori rimbrosi siano stati registrati nel mese di agosto, quando il Consiglio è chiuso.

Ad ogni modo, il quadro fin qui emerso è tale non solo da giustificare, ma da rendere urgente e improrogabile una riforma dell'utlizzo dei fondi regionali e, in generale, del denaro pubblico. La prima cosa da fare è approvare rapidamente la legge anti-corruzione, la cui gestazione è fin troppo lunga. Certe parti politiche, ha denunciato il premier Monti, stanno facendo ostruzione.

Occorre inoltre che qualsiasi tipo di finanziamento alla politica venga controllato, fino all'ultimo centesimo. La Corte dei conti si è già detta disponibile ad assumersene il compito. Che si debba rendere conto dell'uso del denaro pubblico ci pare una delle più elementari regole di una democrazia. Oltre che un segno minimo di rispetto per chi vive nella paura di non farcela più.

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