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giovedì 07 novembre 2024
 
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La catecumena, i separati risposati, il prete ex clandestino: le tre storie che hanno commosso il Papa

10/11/2015 

Hanno riscaldato i cuori di tutti e commosso il Papa. Tre testimonianze. Storie diverse, accomunate da un incontro, quello con Gesù, che cambia la vita e motiva l'esistenza.  Parole intense, risuonate in un contesto unico, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, sotto la cupola del Brunelleschi, ai piedi del grande affresco del Giudizio universale.  

FRANCESCA MASSERELLI, la catecumena


«Diventare cristiani è una gioia, ma anche un impegno che comporta fatica, un cammino continuo che non ha fine e troverà pace solamente il giorno in cui potremo vedere il volto di Gesù», ha detto Francesca Masserelli, delle Valli di Lanzo, in provincia di Torino, non battezzata da bambina («i miei genitori cvollero lasciare a me la scelta) e che dopo tre anni di catecumenato ha ricevuto i sacramenti, insieme alla sua bambina, nella Pasqua del 2015.

PIERLUIGI E GABRIELLA PROIETTI, le famiglie ferite


«Il Signore ci ha chiamati a restituire a nostra volta ciò che quel samaritano un giorno ha fatto per noi. Osiamo così sperare che le nostre ferite divenute feritoie di luce, possano contribuire a generare un nuovo umanesimo», hanno detto Pierluigi e Gabriella Proietti, sposati dopo il riconoscimento di nullità dei loro precedenti matrimoni. Da diversi anni operano entrambi nel Centro di formazione e pastorale familiare Betania, a Roma, che sostiene e accompagna le coppie ferite.

BLEDAR XHULI, l'ex clandestino diventato prete 


Bledar Xhuli è albanese, nato da famiglia atea e arrivato in Italia nel 1993 a 16 anni, dal 2010 sacerdote della chiesa di Firenze. Una vita di stenti e povertà, appena arrivato nel capoluogo toscano, poi l’accoglienza da parte di don Giancarlo Setti nella chiesa di san Gervasio, l’avvicinamento alla fede, il Battesimo, il diploma e la laurea prima di entrare in seminario. Oggi, dice don Bledar, “sono parroco di Santa Maria a Campi, una comunità vivace e generosa dove non manca il lavoro pastorale e quello spirituale”. Al Papa un “grazie di cuore” per il suo viaggio in Albania. “Ha incoraggiato non solo la Chiesa ma l’intero Paese a volare alto come le aquile”.

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