Il Sinodo, innanzitutto. Riunitosi a Roma dal 27 al 29 settembre il Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha ragionato molto sul prossimo Sinodo della Chiesa universale (viene aperto il 9 e il 10 ottobre da papa Francesco in Vaticano e, poi, il 17 ottobre si radica nelle singole diocesi: Jorge Mario Bergoglio non lo pensa come un evento statico, ma come un processo dinamico, diffuso) e sul Sinodo della Chiesa italiana, la cui assemblea conclusiva dovrà riunirsi nel 2025 dopo due anni di ascolto (2021-23) e dopo una fase sapienzale che, dicono i vescovi, «con il supporto dei teologi e dei pastori, leggerà in profondità quanto sarà emerso nelle consultazioni capillari» (2023-24).
«Il Consiglio permanente», si legge in particolare nel documento finale, «si è confrontato ampiamente sul cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia. Papa Francesco è intervenuto in diverse occasioni sulla sinodalità – dal Convegno ecclesiale nazionale, svoltosi a Firenze nel 2015, fino al recente discorso alla diocesi di Roma – delineandone ragioni, finalità e modalità di fondo e insistendo sull’ascolto "dal basso", attraverso la consultazione capillare del popolo di Dio, per intercettarne il "senso di fede", in un dialogo costante con il Magistero. Il processo sinodale, che si aprirà tra poche settimane in tutte le Chiese del mondo, rappresenta una grande opportunità anche per le Chiese in Italia. Il Consiglio ha confermato la scelta di assumere il primo anno del Sinodo universale, che partirà dalle singole diocesi, come primo anno del Cammino sinodale delle Chiese in Italia».
Nel corso dei lavori sono anche risuonate le parole di papa Francesco che, nel discorso rivolto all’Assemblea plenaria della Pontificia Accademia per la vita, è tornato a denunciare con forza la «cultura dello scarto» che accomuna bambini e anziani. All’aborto – «un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio» – si affianca, infatti, la tendenza a mettere da parte le persone anziane, spesso vittime di quella «eutanasia “nascosta”» che consiste in cure non adeguate.
Il Consiglio permanente della Cei si è fatto carico inoltre del grande dolore per il crescente numero delle morti bianche (11 negli ultimi giorni di settembre). «Si tratta di un’emergenza», hanno scritto i vescovi nel documento finale riprendendo le parole del loro presidente, il cardinale Gualtiero Bassetti, «che chiama in causa Governo, Istituzioni e società civile e che richiede una strategia nazionale unitaria: bisogna trasformare l’indignazione in fatti concreti, in investimenti precauzionali e controlli adeguati. Serve cioè un supplemento di responsabilità da parte di tutti, in particolare degli imprenditori tenuti a garantire ai lavoratori condizioni di sicurezza e di tutela della salute».
Della politica, infine, s'è parlato nella conferenza stampa al termine dei lavori. «Nel rispondere a una domanda sul caso Morisi», hascritto il sito online del quotidiano Avvenire, il vicepresidente della Cei, «monsignor Erio Castellucci ha detto: "Non entro nel merito della vicenda specifica, ripeto che non si può fare politica aggredendo ma ragionando, bisogna porre sul tavolo questioni vere, senza attacchi personali ma con dati, argomentazioni, ragionamenti", "si deve recuperare questo confronto, anche duro, ma sempre rispettoso delle persone, delle idee altrui, in maniera costruttiva, credo che questo sia il futuro della politica". Anche la prossima scadenza elettorale, secondo il vicepresidente della Cei, deve spingere a fare questo salto di qualità. "Il fatto che ci sia una grande disaffezione soprattutto dei giovani alla politica - ha aggiunto a tal proposito l'arcivescovo di Modena-Nonantola - forse è dovuto anche alla mancanza di prospettive progettuali che vadano oltre al consenso elettorale"».