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mercoledì 26 marzo 2025
 
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La Chiesa cattolica inglese si stringe ai genitori di Indi

08/11/2023  Il pensiero dei vescovi, in un comunicato sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, va alla famiglia, alla estenuante battaglia legale condotta, per settimane, dai genitori di Indi, Claire Staniforth e Dean Gregory, 35 e 37 anni, che si sono battuti in ogni grado di giudizio britannico per impedire ai medici di interrompere la ventilazione artificiale che mantiene in vita la figlia.

E’ un appello alla compassione e all’umanità, unito alla preghiera e alla speranza che I genitori della piccola Indi Gregory possano, finalmente, trovare un pò di pace quello lanciato dai vescovi cattolici inglesi.

Mancano poche ore, ormai, a quella sentenza, che sarà emessa dal giudice Robert Peel dell’Alta Corte britannica, alle 15 ora italiana, e che dirà alla famiglia di questa neonata malatissima, affetta da una malattia rara del Dna mitocondriale, se la piccola può morire tra le loro braccia a casa oppure se deve rimanere nell’ospedale “Queen’s Medical” di Nottingham dove è stata curata.

Il pensiero dei vescovi, in un comunicato sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, (https://www.cbcew.org.uk/statement-on-indi-gregory/) va alla famiglia, alla estenuante battaglia legale condotta, per settimane, dai genitori di Indi, Claire Staniforth e Dean Gregory, 35 e 37 anni, che si sono battuti in ogni grado di giudizio britannico per impedire ai medici di interrompere la ventilazione artificiale che mantiene in vita la figlia.

«La tragica situazione della piccola Indi Gregory spezza il cuore, soprattutto pensando all’affetto dei suoi genitori, Claire e Dean, dei suoi fratelli e della sua famiglia estesa», scrivono I vescovi cattolici inglesi.

Ed entrano, poi, nel merito delle cure e del trasferimento all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, ricordando che anche I dottori che hanno curato la piccola, per mesi, all’ospedale di Nottingham, hanno cercato di fare del loro meglio.

«Chi cura Indi, all’ospedale “Queen’s Medical” di Nottingham, pensa di aver fatto tutto il possibile per aiutarla», scrivono il vescovo inglese responsabile per il settore vita, John Sherrington e il vescovo Patrick McKinney, che guida la diocesi di Nottingham, dove si trova la bambina, «Tuttavia, come persone di speranza, capiamo che I suoi genitori vogliano esplorare ogni possibilità di allungare la sua vita, anche se questo non comporta nessuna certezza che le cure avranno successo e vorrebbe dire il trasferimento di Indi all’Ospedale Bambino Gesù di Roma. Genitori e medici cercano di fare il migliore interesse di Indi».

Il pensiero dei vescovi va a quegli ultimi momenti di vita di Indi, mentre sembra che ogni tentativo di salvarla, compresa la concessione della cittadinanza italiana, sia diventato inutile.

«Quando le terapie diventano sproporzionate e non portano benefici, bisogna garantire a un malato adeguate cure palliative», scrivono I vescovi, «La sospensione di cure diventate eccessive non giustifica la sospensione di terapie essenziali come idratazione, nutrizione, adeguato sostegno per la respirazione, termoregolazione e terapia del dolore, purchè il malato ne tragga beneficio. Insieme all’assistenza spirituale per una persona che incontrerà presto Dio, la Chiesa considera queste cure come necessarie per accompagnare questi piccoli pazienti verso una morte naturale che sia dignitosa».

Come già avevano fatto per I casi degli altri bambini, Charlie Gard, Alfie Evans e Archie Battersbee, gravemente malati, per I quali I medici, sostenuti dai giudici, avevano deciso che la cosa migliore fosse la sospensione dei supporti vitali, I vescovi inglesi ricordano che medici e genitori cercano di fare del loro meglio e assicurano le loro preghiera perchè la famiglia di Indi possa trovare un po’ di pace.

«Una malattia terminale prolungata è, purtroppo, parte della condizione umana», scrivono, «non dovremmo mai agire con l’intenzione deliberata di far terminare una vita umana nè rimuovere cure di base per ottenere la morte. Tuttavia, a volte, dobbiamo riconoscere I limiti di quello che può essere fatto, pur agendo con umanità al servizio del malato fino a che arriva una morte naturale. Speriamo e preghiamo che la famiglia di Indi possa trovare un pò di pace nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. Preghiamo per questa neonata e per I suoi genitori e la sua famiglia e per chi la sta curando».

Silvia Guzzetti

 

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