Nel deserto di egoismi e slogan propagandistici, nella ridda di chiacchiere, polemiche, veleni e fake news, si staglia, silenziosa e concreta, l’azione della Chiesa. Una Chiesa dei fatti, una Chiesa che reagisce con l’impegno e l’opera, piuttosto che con le sterili parole. Ogni cattolico può e deve sentirsi fiero della decisione della Cei di accogliere 100 dei migranti rimasti per cinque giorni a bordo della Diciotti con il divieto di sbarco. Con l’intervento di don Aldo Bonaiuto e la mediazione del direttore dell’Ufficio nazionale comunicazioni sociali della Cei, don Ivan Maffeis, in costante contatto con il presidente della Conferenza episcopale, cardinale Gualtiero Bassetti, il ministro dell’’Interno alla fine ha dato il suo assenso. Questi stranieri in condizioni di estrema sofferenza, fuggiti a orrori indicibili che si consumano da tempo in Paesi come l’Eritrea, andranno, ha spiegato papa Francesco sull’aereo del ritorno da Dublino, nel centro di accoglienza straordinaria “Mondo Migliore”, a Rocca di Papa, a Sud della capitale, dove «cominceranno a imparare la lingua e a essere migranti integrati», in attesa di essere ospitati nelle diocesi che hanno dato disponibilità.
Le ragioni di questa scelta le ha spiegate in un’intervista al Tg di Tv2000 Maffeis: «Abbiamo deciso di entrare in una situazione di stallo che era ormai diventata insostenibile per tutti. Vedere queste persone su una nave italiana attraccata sulle nostre coste e impossibilitate a scendere era intollerabile anche dal punto di vista umanitario. È ovvio che stiamo parlando di una soluzione che è legata all’emergenza, una soluzione che di fronte al no dell’Europa e al braccio di ferro che ha tenuto il ministro su questa questione è stata l’unica che siamo riusciti a individuare ». Chiarissimo il messaggio di cui si è fatto portavoce: «Non si fa politica sulla pelle di poveri e disperati».
QUEL SONDAGGIO “SCADUTO”
Strumentalizzazioni e slogan sono quanto mai pericolosi in questo momento, ma certi politici e anche certe testate sembrano non rendersene conto. C’è chi spaccia sondaggi di un anno fa, quand’era in carica un altro ministro degli Interni (Minniti) per urlare che l’85 per cento dei cattolici è con la linea dura di Salvini e persino far dire a un vescovo forse “distratto” che il leader leghista «si comporta meglio di Famiglia Cristiana» e a lui stesso, in quel di Pinzolo, che i veri credenti sono dalla sua parte e non con la nostra testata. Ma noi non facciamo il tifo, non siamo per la politica da stadio, abbracciamo i valori della nostra fede. E continueremo a farlo. Si può essere discordi, certo, persino in questo intendimento, ma ci vorrebbe sempre un senso etico e deontologico che invece certi colleghi ai quali preferiamo non replicare come da oramai un mese a questa parte, sembrano avere del tutto smarrito.
La Procura di Agrigento ha iscritto nel registro degli indagati il ministro degli Interni e il capo di gabinetto per il caso Diciotti con l’ipotesi di sequestro di persona e abuso d’ufficio. Non gioverà alzare i toni su questo, non dare addosso a Salvini, ma neppure attaccare la magistratura perché il soccorso e l’accoglienza ai rifugiati politici sono doveri costituzionalmente garantiti e non solo un obbligo etico o religioso.
Si prenda, piuttosto, questo caso come un’occasione da cui trarre insegnamento: la linea dura con l’Europa, se mai, andrebbe sostenuta sui tavoli “diplomatici” e non in proclami “rubapplausi” (si è aggiunta anche la minaccia di sospendere il contributo all’Ue) che non stanno portando ad alcun risultato, se non quello di accendere collere sociali, confondendo animi agitati da comprensibili paure. Alla fine se anche salissero i consensi, si rischia di restare sempre più isolati come Stato e di andare a picco, non solo con le nostre coscienze.
(foto in alto: attività nel centro "Mondo Migliore" di Rocca di Papa, dove la maggior parte dei migranti della Diciotti è stata accolta)