Durante l'udienza generale, papa Francesco difende il significato dell’Esortazione
Amoris Laetitia e annuncia il suo viaggio all’isola di Lesbo, la Lampedusa dell’Egeo, per incontrare i migranti insieme al patriarca ecumenico Bartolomeo I e al primate della Chiesa ortodossa greca Ieronimo II.
Bergoglio ha ribadito ch “la Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono. La vita cristiana quindi è scuola di umiltà che si apre alla grazia”. E poi ha così annunciato il suo viaggio: “Sabato prossimo mi recherò nell’isola di Lesbo, dove nei mesi scorsi sono transitati moltissimi profughi. Andrò, insieme con i miei fratelli il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymos, per esprimere vicinanza e solidarietà sia ai profughi sia ai cittadini di Lesbo e a tutto il popolo greco tanto generoso nella accoglienza. Chiedo per favore di accompagnarmi con la preghiera, invocando la luce e la forza dello Spirito Santo e la materna intercessione della Vergine Maria”.
La riflessione di Bergoglio era partita dal brano di Vangelo sulla chiamata di Matteo da parte di Gesù. Matteo era un pubblicano, esattore delle imposte e per questo considerato dagli ebrei un pubblico peccatore. Ma Gesù lo vuole di fianco a sé e allora nasce una discussione tra i discepoli e i farisei sul fatto che Gesù va a casa di un pubblico peccatore, mentre avrebbe dovuto evitare.
Spiega Bergoglio che Gesù non allontana i peccatori, come è vero che “essere cristiani non ci rende impeccabili. Come il pubblicano Matteo, ognuno di noi si affida alla grazia del Signore nonostante i propri peccati. Tutti siamo peccatori, tutti abbiamo peccati. Chiamando Matteo, Gesù mostra ai peccatori che non guarda al loro passato, alla condizione sociale, alle convenzioni esteriori, ma piuttosto apre loro un futuro nuovo”.
Papa Francesco ha poi aggiunto: “ Una volta ho sentito un detto bello: “Non c’è santo senza passato e non c’è peccatore senza futuro”. Questo è quello che fa Gesù. Non c’è santo senza passato né peccatore senza futuro. Basta rispondere all’invito con il cuore umile e sincero. La Chiesa non è una comunità di perfetti, ma di discepoli in cammino, che seguono il Signore perché si riconoscono peccatori e bisognosi del suo perdono. La vita cristiana quindi è scuola di umiltà che ci apre alla grazia”. Tuttavia“un tale comportamento non è compreso da chi ha la presunzione di credersi “giusto” e di credersi migliore degli altri. Superbia e orgoglio non permettono di riconoscersi bisognosi di salvezza, anzi, impediscono di vedere il volto misericordioso di Dio e di agire con misericordia”. Ma “superbia e orgoglio sono un muro che impediscono il rapporto con Dio. Eppure, la missione di Gesù è proprio questa: venire in cerca di ciascuno di noi, per sanare le nostre ferite e chiamarci a seguirlo con amore”.