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giovedì 03 ottobre 2024
 
Parla monsignor Pieronek
 

«La Chiesa polacca su una strada pericolosa, sostiene il Governo e dimentica il Papa»

11/10/2017  L'ex Segretario generale della Conferenza episcopale polacca denuncia l'appoggio di una parte dei vescovi alla deriva razzista del Governo di Varsavia: "Il rosario non è un'arma ideologica".

“I vescovi polacchi si sono messi su una strada pericolosa”. Il giudizio sul “Rosario alle frontiere” di monsignor Tadeusz Pieronek, vescovo e segretario storico della Conferenza episcopale polacca negli anni Novanta e membro della Commissione che ha scritto la Costituzione post-comunista, è assai severo. La manifestazione alla quale hanno partecipato oltre la metà delle diocesi polacca è stata sostenuta anche dal vertice della Conferenza episcopale. Monsignor Pieronek è una sorta di coscienza critica della Chiesa polacca e spiega: “Il Rosario è una preghiera bellissima, ma i vescovi non hanno previsto né hanno capito per tempo che poteva essere usato come un’arma ideologica dalla propaganda del governo”.

Sono stati strumentalizzati?

“Oggi in Polonia tutto viene trasformato in politica dal governo e dai media che sono quasi tutti praticamente controllati dal governo, il quale è contrario all’accoglienza dei profughi e degli immigrati. Non accorgersi di questo da parte della Chiesa è stata per lo meno una ingenuità molto grave”.

Quante diocesi hanno partecipato all’iniziativa?

“Ventidue su 42 diocesi. Ma la manifestazione ha avuto l’appoggio del vertice della Conferenza episcopale. C’è stata una grande mobilitazione, l’appoggio di Radio Maria e della Televisione pubblica polacca”.

Con questa preghiera si è alzato un muro, per lo meno spirituale, contro gli immigrati e il resto dell’Europa?

“E’ proprio quello che è accaduto, anche se non è stata usata questa formula. Ma è chiaro che tutti i polacchi che hanno partecipato al Rosario sono contro il pensiero e l’insegnamento di papa Francesco. Purtroppo. In Polonia è in atto una battaglia per persuadere la gente che ogni profugo è un bandito che attenta all’identità polacca ed è una minaccia grave e reale per la salute e la vita dei polacchi”.

Il Governo polacco è critico verso il Papa?

“Le posso dire che un ministro polacco ha detto esplicitamente che in questo caso specifico il Papa sta sbagliando”.

E la Chiesa cosa fa?

“Appoggia il Governo. Le voci critiche sono poche”.

Perché?

“I vescovi ritengono che con questo Governo, che si dichiara fedele alla Chiesa, si possa più facilmente convertire la gente. Ma purtroppo non è vero”.

Tutta la Polonia è d’accordo con le politiche del Governo?

“No. Il Governo può contare sul 40 per cento del consenso del popolo polacco. E’sbagliato dire che tutta la Polonia è d’accordo con il governo”.

Eppure è quello che appare.

“In Polonia ogni giorno ci sono manifestazioni contro le decisioni del governo e le leggi che sta approvando il Parlamento”.

L’ultima è la riforma della scuola e dei testi scolatici dai quali oltre a Darwin è stato fatto sparire anche Lech Walesa e l’esperienza di Solidarnosc.

“La riforma della scuola è una cosa tragica che ci riporta indietro ai tempi del regime comunista. Io ricordo quegli anni, quando i comunisti cambiarono la lettura della storia. Oggi il partito che governa la Polonia, il Pis, acronimo in italiano di ‘Legge e Giustizia’, si sta comportando allo stesso modo, cancellando la storia recente della Polonia”.

E’ un tradimento anche dell’insegnamento riguardo all’Europa del grande Papa polacco san Giovanni Paolo II?

“Provo orrore solo a pensarlo. Vedremo. Per ora mi domando con preoccupazione fin dove il Governo oserà spingersi. A parole il Governo dice di voler restare in Europa. In realtà fa di tutto per uscirne”.

Le sue preoccupazioni cosa riguardano?

“La democrazia. Ogni giorno vediamo che il governo si applica a smontare un pezzo di democrazia. Tutto è organizzato per contrastare e superare alla fine la democrazia liberale per realizzare una sorta di democrazia populista. La direzione che il governo ha intrapreso sta riportando indietro la Polonia ai tempi del regime comunista”.

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