Sopra e in copertina: foto Vatican Media/Ansa. In alto: vatican.va
«La Chiesa, con l’aiuto di Dio, sta portando avanti con ferma decisione l’impegno di rendere giustizia alle vittime degli abusi operati dai suoi membri, applicando con particolare attenzione e rigore la legislazione canonica prevista». Lo ha detto papa Francesco ricevendo in udienza i membri della Congregazione per la dottrina della fede, in occasione della loro seduta plenaria. «In questa luce», ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio, «ho recentemente proceduto all’aggiornamento delle Norme sui delitti riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede, con il desiderio di rendere più incisiva l’azione giudiziaria. Questa, da sola, non può bastare per arginare il fenomeno, ma costituisce un passo necessario per ristabilire la giustizia, riparare lo scandalo, emendare il reo».
Anche quando si dichiara la nullità di un matrimonio, “l’ultima parola è la fede”, ha poi spiegato il Papa. Che ai membri della Congregazione per la dottrina della fede ha chiesto “discernimento” sullo scioglimento del vincolo matrimoniale “in favorem fidei”. “Quando, in virtù della potestà petrina, la Chiesa concede lo scioglimento di un vincolo matrimoniale non-sacramentale – ha precisato Francesco – non si tratta solo di porre fine canonica ad un matrimonio, comunque già fallito di fatto, ma, in realtà, tramite questo atto eminentemente pastorale intendo sempre favorire la fede cattolica – in favorem fidei! – nella nuova unione e nella famiglia, di cui tale nuovo matrimonio sarà il nucleo”. “La vostra Congregazione è chiamata non solo a difendere ma anche a promuovere la fede”, ha ricordato il Papa: “Senza la fede, la presenza dei credenti nel mondo si ridurrebbe a quella di un’agenzia umanitaria».
«La fede dev’essere il cuore della vita e dell’azione di ogni battezzato”, ha proseguito Francesco: «E non una fede generica o vaga, come vino annacquato che perde valore; ma genuina, schietta, come la vuole il Signore quando dice ai discepoli: "Se aveste fede quanto un granello di senape". Non accontentiamoci di una fede tiepida e abitudinaria. Collaboriamo con lo Spirito Santo e tra di noi perché il fuoco che Gesù è venuto a portare nel mondo possa continuare ad ardere e a infiammare il cuore di tutti».
Al'inizio dell'udienza, Bergoglio aveva ricordato come «nella nostra epoca, segnata da tante tensioni sociali, politiche e persino sanitarie, cresce la tentazione di considerare l’altro come estraneo o nemico, negandogli una reale dignità. Perciò, specialmente in questo tempo, siamo chiamati a richiamare, "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2 Tm 4,2), e seguendo fedelmente un bimillenario insegnamento ecclesiale, che la dignità di ogni essere umano ha un carattere intrinseco e vale dal momento del suo concepimento fino alla sua morte naturale».
Non solo. Il Santo Padre ha anche ammonito ad arginare certe forme di religiosità malata: «nel cambiamento d’epoca che stiamo attraversando, mentre da una parte i credenti si trovano davanti a questioni inedite e complesse, dall’altra aumenta un bisogno di spiritualità che non sempre trova nel Vangelo il suo punto di riferimento. Accade così che non di rado si abbia a che fare con presunti fenomeni soprannaturali, per i quali il popolo di Dio deve ricevere indicazioni sicure e solide».
Occorre discernimento, dunque. Anche nel percorso sinodale. «Qualcuno», ha puntualizzato il Pontefice, «può pensare che il percorso sinodale è ascoltare tutti, fare un’inchiesta e dare dei risultati. Tanti voti, tanti voti, tanti voti… No. Un percorso sinodale senza discernimento non è un percorso sinodale. Occorre – nel percorso sinodale – discernere continuamente le opinioni, i punti di vista, le riflessioni. Non si può andare nel percorso sinodale senza discernere. Questo discernimento è quello che farà del Sinodo un vero Sinodo, di cui il personaggio – diciamo così – più importante è lo Spirito Santo, e non un parlamento o un’inchiesta di opinioni che possono fare i media. Per questo sottolineo: è importante il discernimento nel percorso sinodale»..