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venerdì 18 aprile 2025
 
 

La Cina sarà il primo Paese cristiano al mondo

10/11/2014  Entro 15 anni, con i ritmi di crescita attuali, i cristiani potrebbero diventare 165 milioni. Il "Financial Times" dedica un lungo reportage alla crescita del cristianesimo nel Paese dove il governo è ufficialmente ateo sottolineando che a Nanchino c'è la casa editrice che stampa il maggior numero di copie al mondo della Bibbia

Anche se il governo è ufficialmente ateo, i cristiani in Cina crescono numerosi. Contando i protestanti, che sono la maggioranza, sono in totale 100 milioni (contro gli 86 milioni degli iscritti al partito comunista) e se continuano a crescere con questo ritmo entro 15 anni potrebbero salire a 165 milioni e la Cina, a quel punto, diventare il primo Paese cristiano nel mondo.

A scriverlo in un lungo reportage da Pechino è il Financial Times che ha dedicato al fenomeno la copertina del suo magazine del weekend. «Se continua a diffondersi al ritmo attuale», scrive il quotidiano della City, «il paese probabilmente ospiterà la più grande popolazione cristiana del mondo entro i prossimi 15 anni. Per i leader autoritari della Cina, che disprezzano e temono tutte quelle  forze che non sono sotto il loro diretto controllo, questa tendenza apparentemente inarrestabile è molto inquietante».

Anche se controllato e oppresso, il cristianesimo – introdotto dai missionari gesuiti nel 1534 e che ora un Papa gesuita come Francesco sogna di andare a visitare – si sta diffondendo in una società neo-capitalista dove però stanno esplodendo le disuguaglianze economiche e sociali.

«Secondo la tradizione intellettuale occidentale», scrive il FT, «la modernità dovrebbe portare secolarizzazione, ma nella moderna Cina comunista è stato accompagnato da uno straordinario aumento delle religioni in precedenza vietate come "oppiacei delle masse"».

Il FT raccoglie anche il parere Fenggang Yang, direttore del centro per la religione e la società cinese presso la Purdue University: «Entro il 2030», ha spiegato, «la Cina avrà quasi certamente più cristiani di qualsiasi altro paese e il partito comunista è molto preoccupato. I funzionari cinesi citano spesso l'esperienza della Polonia, dove credono che la Chiesa cattolica ha contribuito a distruggere il comunismo e, anche se le due situazioni non sono realmente comparabili, il partito vede ancora il cristianesimo come una minaccia molto grave che ha bisogno di sopprimere».

 La demolizione della chiesa Sanjiang a Wenzhou ha segnato l'inizio di una campagna di Stato per frenare l'ascesa del cristianesimo. Questo ha incluso la rimozione e la distruzione di chiese e croci a Wenzhou e in tutta la provincia di Zhejiang
La demolizione della chiesa Sanjiang a Wenzhou ha segnato l'inizio di una campagna di Stato per frenare l'ascesa del cristianesimo. Questo ha incluso la rimozione e la distruzione di chiese e croci a Wenzhou e in tutta la provincia di Zhejiang

Il governo, spiega ancora il FT, sostiene che in Cina ci sono solo 23 milioni di cristiani, tra protestanti e cattolici, ma anche i funzionari responsabili per la compilazione e la pubblicazione di queste cifre riconoscono che si tratta di una sottostima ridicola, inventata per lo più per ragioni politiche. Non solo ci sono molto di più di 23 milioni di fedeli nelle congregazioni ufficiali "legali", ma la Cina ha anche decine di altri milioni di credenti che frequentano sotterranee "chiese domestiche" non riconosciute o approvati dallo Stato.

Le decine di migliaia di chiese sotterranee (sia cattoliche che protestanti, ma per lo più protestanti), anche se tecnicamente illegali, sono spesso tollerate dalle autorità locali e talvolta anche autorizzate ad operare apertamente fintanto non si pongono un obiettivo esplicitamente "politico".

Quanto ai cattolici, secondo l’ufficio statistiche governativo sarebbero 5,3 milioni ma la Diocesi di Hong Kong ne calcola 12 milioni, se si comprendono anche quelli delle chiese clandestine osteggiate dalle autorità e fedeli al Vaticano.

La Cina riconosce cinque religioni: buddismo (la fede più diffusa), taoismo, islam, cristianesimo e cattolicesimo. Oggi la libertà di religione è formalmente garantita a norma della costituzione della Cina, ma, in pratica, tutte le organizzazioni religiose devono essere approvate dal governo e le loro attività sono strettamente regolate e monitorate.

La prima cosa che i visitatori stranieri notano sulle chiese ufficialmente sanzionate in Cina sono le telecamere di sicurezza di polizia poste all'interno per vegliare sui predicatori e i fedeli.
Un altro indizio raccontato dal FT è significativo: da una casa editrice di Nanchino, il secondo polo commerciale della Cina orientale dopo Shangai, è uscita la 125 milionesima copia della Bibbia. Più di metà della produzione è destinata al mercato interno con il  Christian Council, che sovvenziona e distribuisce le copie del testo sacro alle circa 57.000 chiese in tutto il paese, tra cui molte sotterranee.

Come risponde il governo a questa “offensiva” della fede? Cercando di costringere cattolici e protestanti ad arruolarsi nelle associazioni patriottiche e distruggendo con il pretesto della violazione delle regole urbanistiche decine di chiese. «La demolizione di un imponente cattedrale protestante, alla periferia della città cinese costiera di Wenzhou il 28 aprile 2014 ha segnato la spettacolare lancio di una campagna governativa volta a ridurre la religione in più rapida crescita», scrive il FT. Che spiega: «Conosciuta in tutta la Cina come la "Gerusalemme est" a causa della sua enorme popolazione cristiana, la città di Wenzhou è un bersaglio ovvio per un governo preoccupato per la diffusione di questa religione “sovversivo”».  

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