“La città si-cura” è stato uno degli incontri più seguiti della seconda giornata del Festival del Volontariato di Lucca; il dibattito, moderato da Giangiacomo Schiavi, giornalista del Corriere della Sera, ha giocato con le parole del titolo per perlustrare i vari settori progettuali che possano rendere più sicura la città, partendo da un coinvolgimento più diretto dei cittadini.
Sul piano urbanistico, l’architetto Stefano Boeri (in video conferenza) ha sottolineato la bellezza delle città italiane, che nel corso della loro storia hanno saputo vivere e gestire anche urbanisticamente, le discontinuità sociali e politiche. Le città, ha sottolineato Boeri, non sono semplicemente un insieme di spazi costruiti; sono memoria, linguaggio, desideri e molto di più, una interazione tra varie componenti umane, culturali e sociali. Secondo l’architetto milanese c’è bisogno di una rivalutazione degli spazi pubblici come luogo d’incontro di culture diverse e di una socialità che si incontra e si confronta.
Lo spazio pubblico può essere anche imprevedibile, può offrirci a volte, vicende che non avremmo auspicato ma tutto questo non deve spaventare il cittadino, perché sono dinamiche che fanno parte della crescita di una comunità. A questo importante aspetto della partecipazione si è riallacciato anche Schiavi, parlando di luoghi della città da vivere pienamente, con una presenza visibile da parte della comunità. Vivere pienamente la città, può generare delle trasformazioni sociali di grande caratura portando notevoli cambiamenti allo stesso tessuto sociale.
Marco Granelli, assessore al comune di Milano per la “Sicurezza, legalità e coesione sociale” ha tracciato una rapida panoramica sulla sua esperienza milanese dell’ultimo anno: «L’Expo,- ha affermato Granelli-, è stato sicuramente l’evento più importante e significativo. Se vi ricordate i disordini nel centro di Milano nei giorni dell’apertura dell’evento. Proprio dopo quella brutta giornata di devastazione selvaggia, abbiamo visto la reazione dei milanesi: la città si è presa cura di se stessa, attraverso una partecipazione attiva che ha voluto dare un segnale forte ai distruttori proprio attraverso i propri cittadini. Hanno cancellato le scritte e riparato in gran parte i disastri alla portata di tutti».
Progettare sicurezza in città a partire dai luoghi e dagli spazi di confronto e di collaborazione reciproca. Ripartire dai quartieri, magari quelli più difficili, per crescere insieme. E’ sempre più urgente l’intervento dei singoli cittadini per azioni concrete contro la “solitudine urbana” . Emerge, dai dati in possesso di servizi sociali, Caritas, C.N.V. un grande bisogno di relazioni umane, soprattutto per i cittadini anziani. A Milano, hanno attivato a tal proposito una serie di microprogetti sociali dove con alcuni spazi messi a disposizione dal Comune hanno preso vita piccoli progetti che hanno coinvolto le persone di vari quartieri. Le cose più belle e più riuscite molto spesso si realizzano nei luoghi economicamente meno fortunati.
La pensa così anche Corrado Marcetti, Direttore della Fondazione Giovanni Michelucci, che ha affermato come, una parte della bellezza delle nostre città è data dall’architettura per la povertà.
«Un tempo, quando si progettavano i luoghi della sofferenza, si voleva che fossero belli e accoglienti: pensiamo ad esempio all’”Ospedale degli Innocenti” di Firenze. Ma ci sono decine e decine di grandi strutture in tutta Italia, costruite per accogliere le povertà, di una notevole bellezza». L’altro aspetto, sottolineato da Marcetti, ha riguardato la partecipazione della cittadinanza in fase progettuale degli spazi e delle costruzioni. «A Firenze,- ha continuato il direttore della Fondazione Michelucci -, ci sono due strutture costruite recentemente: il nuovo ospedale di Careggi e l’ospedale pediatrico Mayer. Andate a vederli, vedrete la differenza tra i due, la seconda struttura ha avuto la partecipazione attiva, in fase progettuale, di 500 ragazzi».
Ogni città ha comunque problemi di criminalità, che richiedono interventi con mezzi e uomini sempre più adeguati alle circostanze che cambiano. Il generale dell’Arma Cosimo Chiarelli, dopo il congedo , si è occupato e specializzato in sicurezza urbana.
«Un dato fondamentale, - afferma Chiarelli -, riguarda la nostra mentalità, la nostra cultura. Manca molto, in Italia, una cultura della prevenzione, bisognerebbe rianimarla al più presto».
Perché manca? Forse per la cultura imperante, in ogni settore, dell’ “emergenza” ?! Per avere un maggior controllo del territorio, contro la criminalità, è emersa la necessità di una maggiore partecipazione della cittadinanza anche nell’ambito della vigilanza con un più stretto rapporto con le forze dell’ordine.
«Migliaia di italiani,- ha concluso Gregorio Arena Presidente del Labsus -, quotidianamente, si prendono cura gratuitamente del bene comune o di luoghi comuni. Cittadini si diventa, con la partecipazione ai vari aspetti della comunità. La cittadinanza attiva produce grande ricchezza sociale. Si ricostruiscono i legami della comunità prendendosi cura dei beni comuni, contro la tendenza della città che spesso è il luogo comune di vita, di estranei…».