Papa Francesco (Reuters).
“Tante volte si confonde la misericordia con l'essere un confessore di manica larga, ma pensate: né il confessore di manica larga né il confessore rigido sono misericordiosi”, perché “nessuno dei due prende per mano il penitente come un fratello, non lo prende per mano, non lo accompagna nel percorso di conversione”. Invece “il misericordioso lo ascolta e lo accompagna perché la conversione incomincia forse oggi, ma deve continuare con la perseveranza”.
Papa Francesco torna a parlare del sacramento della riconciliazione, come ha già fatto molte volte in questi due anni di pontificato, e ripete che la confessione non deve essere una “tortura” o un “interrogatorio pesante”, anche “fastidioso o invadente”. Le raccomandazioni questa volte le fa a cinquecento partecipanti del corso annuale promosso dalla Penitenzeria apostolica. Riprende ciò che aveva già scritto nella Evangelii gaudium e ha ripetuto che “non esiste peccato che Dio non possa perdonare”, aggiungendo, perché sia più chiaro: “Nessuno”.
Si è anche rivolto ai confessori: “ Lasciatevi educare dal sacramento della riconciliazione! Quante volte ci capita di ascoltare confessioni che ci edificano!». In particolare, ha spiegato “anime semplici, anime di poveri in spirito, che si abbandonano totalmente al Signore, che si fidano della Chiesa e, perciò, anche del confessore. Ci è dato anche, spesso, di assistere a veri e propri miracoli di conversione”. Dunque imparare da chi si è pentito spinge anche i confessori a fare “un esame di coscienza”.
Bergoglio ha proposto le domande a cui un confessore deve rispondere per un buon esame di coscienza: “Io, sacerdote, amo così il Signore, che mi ha fatto ministro della sua misericordia? Io, confessore, sono disponibile al cambiamento, alla conversione, come questo penitente, del quale sono stato posto al servizio?”. Il Papa ha osservato che se il confessore trasmette bene la Grazia di Dio allora “il fedele si sentirà invitato a confessarsi frequentemente, e imparerà a farlo nel migliore dei modi, con quella delicatezza d’animo che fa tanto bene al cuore – anche al cuore del confessore!”.
Bergoglio ha anche spiegato che un confessore deve ascoltare i peccati “rispettoso della dignità e della personalità di ciascuno”, in modo da comprendere “cosa Dio vuole da lui o da lei”. E ha aggiunto che nessuno prete esercita questo ministero per le “proprie competenze teologiche o giuridiche”, né perché è esperto di psicologia: “ Anche il più grande peccatore che viene davanti a Dio a chiedere perdono è terra sacra e anche io che devo perdonarlo in nome di Dio posso fare cose più brutte di quelle che ha fatto lui”.