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martedì 11 febbraio 2025
 
 

La Consulta boccia i "furbetti" della cannabis

16/02/2022  "Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti", ha detto il presidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. Ammessi 5 quesiti sulla giustizia

La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum sulla depenalizzazione della coltivazione della cannabis. Lo ha detto in conferenza stampa il presidente Giuliano Amato. La Consulta ha anche bocciato anche il referendum sulla responsabilità civile diretta dei magistrati , dichiarando l'inammissibilità del quesito. Si terrà invece il referendum che ha l'obiettivo di riconoscere nei consigli giudiziari il diritto di voto degli avvocati sulle valutazioni di professionalità dei magistrati. Il presidente della Corte è stato particolarmente esplicito nei confronti del referendum sulla cannabis, che si voleva far passare come il diritto a usufruire un medicinale che leniva il dolore dei pazienti. In realtà era una foglia di fico, un espediente che nascondeva il tentativo di introdurre la liberalizzazione delle droghe leggere e addirittura di quelle pesanti. "Il referendum non era sulla cannabis, ma sulle sostanze stupefacenti. Si faceva riferimento a sostanze che includono papavero, coca, le cosiddette droghe pesanti. E questo era sufficiente a farci violare obblighi internazionali", ha detto Amato in una conferenza stampa, spiegando la bocciatura del quesito. E così i "furbetti della cannabis" si sono visti bocciare il quesito.

Sono altri 4 i referendum ammessi dai "giudici delle leggi" in materia di giustizia. Riguardano l'abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità, la limitazione delle misure cautelari, la separazione delle funzioni dei magistrati e l'eliminazione delle liste di presentatori per l'elezione dei togati del CSM. "I suddetti quesiti - si spiega nella nota- sono stati ritenuti ammissibili perché le rispettive richieste non rientrano in alcuna delle ipotesi per le quali l'ordinamento costituzionale esclude il ricorso all'istituto referendario".

"Leggere o sentire che chi ha preso la decisione non sa cosa è la sofferenza ci ha ferito ingiustamente. Il referendum non era sull'eutanasia ma sull'omicidio del consenziente". Lo ha detto il presidente della Consulta Giuliano Amato nella conferenza stampa. "L'omicidio del consenziente sarebbe stato lecito in casi ben più numerosi e diversi da quelli dell'eutanasia".

"Il suicidio medicalmente assistito e l'eutanasia non sono forme di solidarietà sociale né di carità cristiana e la loro promozione non costituisce una diffusione della cultura della cura sanitaria o della pietà umana. Altre sono le strade della medicina degli inguaribili e del farsi prossimo ai sofferenti e ai morenti". Lo sottolinea il dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita per il quale "La vita è un diritto, non la morte", come detto anche dal Papa. Si tratta di "riconoscere una evidenza etica accessibile alla ragione pratica, che percepisce il bene della vita della persona come un bene comune, sempre".

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