La provocazione – com'è
tradizione per il Cortile dei Gentili – arriva, sorprendentemente, proprio da
un laico. Nicolas Hulot, giornalista e scrittore francese, da diversi decenni
in prima linea nei dibattiti sull’ecologia, membro del Comitato che ha l'incarico
di preparare la conferenza Onu sui cambiamenti climatici del prossimo dicembre
a Parigi, lo dice chiaramente: «La crisi ecologica e ambientale che stiamo
vivendo è anche una crisi spirituale e antropologica. Non possiamo lasciare i
temi dei cambiamenti climatici e dalla custodia del pianeta solo agli
scienziati e agli economisti. Non ce lo possiamo permettere. Ci vogliono le
religioni. E la Chiesa cattolica è maestra su questo. Serve una condivisione
degli intenti tra credenti e non credenti e ridefinire gli obiettivi della
tecnologia».
Per il National Day della
Santa Sede all'Expo il cardinale Ravasi – che nel suo intervento parte proprio
dalla mano tesa offerta da Hulot – ha voluto organizzare un'edizione speciale
del “Cortile” per discutere dei volti della terra. A moderare è Monica Maggioni
direttore di Rainnews24. Si cita San Francesco e quel “Laudato si'” che dà
anche il titolo alla prossima enciclica del Papa sull'ambiente. Il tema del dibattito
sta in una domanda: la Terra è spazio da occupare o possibilità per camminare
insieme? Dalla risposta a questo interrogativo dipende il futuro del mondo: la
fame dei popoli, il dramma delle migrazioni, i conflitti legati all'acqua, il
giusto utilizzo delle risorse naturali. Negli ultimi decenni, ricorda Hulot,
«circa 4 milioni di ettari sono stati desertificati e resi improduttivi. Da qui
al 2050 se ci mettiamo insieme possiamo scongiurare una desertificazione
ulteriore e la distruzione del pianeta». Ma non bastano azioni, che pure sono
già in atto, ma un cambio di prospettiva e di mentalità. Che interpella tutti:
le religioni, la politica, le società, i singoli. Lo ricorda il cardinale
Scola: «Non è un caso che tutti i Papi, da Paolo VI in poi, hanno sottolineato
che l'autentica ecologia è integrale: umana e ambientale».
Il “Cortile” è aperto da
Giuliano Amato, che nel suo intervento coniuga utopia e realtà concreta: «Non
basta», avverte, «essere buoni. Si deve anche essere capaci di organizzare la
vita collettiva e individuale perché siamo tutti componenti di un'unica
famiglia umana». Poi aggiunge: «C'è un filosofo che in Italia ripete
continuamente che vincerà la tecnica. Ma tutto ciò che è tecnicamente fattibile
non significa che può essere fatto. Ne va della salvezza stessa dell'uomo e del
pianeta».
Nicolas Hulot ha ritmo, non
cede al pessimismo o allo sconforto, non disegna scenari millenaristici:
«Da 25 anni siamo in nuova era geologica. Ora è il turno dell'antropocene,
l'era dell'umanita», spiega, «questo è un momento decisivo: l'umanità può
risvegliarsi e capire o cedere alla tentazione della distruzione». Ravasi
invita a riscoprire il volto dell'uomo «come “economo della natura”, ossia
capace di governare la casa comune del mondo che va custodita e non distrutta.
È il sendo dell'invito di Dio all'uomo che in Genesi lo invita a “coltivare e
custodire il giardino”».
L'ultimo pensiero è per la Conferenza Onu sul clima di Parigi che non può,
rimarca Monica Maggioni, risolversi con un nulla di fatto. «Dobbiamo limitare
l'aumento della temperatura globale di 2 gradi: rinunciare a energie fossili e
fare accordi vincolanti con i Paesi», dice Hulot.