La letteratura dovrebbe essere il territorio della libertà, dove un autore crea personaggi e situazioni in una dimensione artistica, anche se in molti casi con ambientazioni realistiche, talvolta autobiografiche. Per raccontare in Giù nella valle (Einaudi) la storia immaginaria di due fratelli sul finire degli anni Ottanta Paolo Cognetti, pluripremiato autore di Le otto montagne, che da anni ha abbandonato la città di Milano per vivere in una baita di Val d’Aosta che lui stesso si è costruito e che ambienta i suoi romanzi in paesaggi montani, ha scelto la Valsesia, adiacente alla “sua” Val d'Ayas,e alle pendici del Monte Rosa. Una storia dura, con personaggi rudi, dipendenti dall’alcol, e a tratti violenti, che, come dichiara in una lunga nota finale, vuole essere il suo personale omaggio all’album di Bruce Springsteen Nebraska. Una valle, che nel contesto storico della vicenda, stava subendo una evoluzione, dove i boschi erano destinati a essere abbattuti per diventare piste da sci, dove i paesini montani si spopolavano, e la vocazione agricola cedeva il passo alle industrie. Dove pioveva così tanto da meritare il soprannome di “pisciatoio d’Italia”, definizione poco elegante che comunque ha in comune con molte altre zone della penisola, per esempio, con tutt’altra ambientazione, il golfo di La Spezia. Ma questo ritratto agli abitanti della Valsesia non è andato giù: o meglio, forse non se ne sarebbero neppure accorti, in fondo la letteratura è affare per pochi, se non fosse che l’autore ne ha parlato durante la trasmissione radiofonica di Radio Deejay Chiama Italia, con Linus e Nicola Savino. Ed è arrivata la reazione indignata dell'Unione dei Comuni della Valsesia. «Le parole di Cognetti» spiega il presidente Francesco Pietrasanta, «denotano un'evidente scarsa conoscenza della nostra realtà, usata per le sue esigenze narrative senza alcun rispetto per la storia di questo territorio e dei suoi abitanti. Fa male, e fa molto arrabbiare, leggere parole così sprezzanti. L'autore infierisce, senza farsi scrupoli, contro un territorio che storicamente si distingue per la fierezza e l'operosità della sua gente e per la bellezza della sua natura incontaminata. Lo invito in Valsesia, che evidentemente non conosce». A parte che Cognetti, come lui stesso ha dichiarato in alcune interviste, ha soggiornato in Valsesia proprio per documentare meglio i luoghi in cui ha scelto di ambientare la sua “Nebraska italiana” e la bellezza dei paesaggi, dei boschi, il fascino del fiume Sesia emergono distintamente nella narrazione, la letteratura è piena di personaggi negativi legati a luoghi specifici, senza che questo significhi denigrare un’intera popolazione. I romanzi non sono dépliant turistici, sono storie, belle o brutte, drammatiche o divertenti, maledette e gravide di speranza. Inoltre, essendo ambientata in un’epoca passata non ha neppure la pretesa di offrire una fotografia del presente. E se un effetto può causarlo in merito alla Valsesia è quello di far sorgere nel lettore la curiosità di andarla a visitare. Quindi, tutta pubblicità gratuita, che forse, la polemica mira semplicemente ad amplificare.