GIADA R.
Il comandamento di non
uccidere è riferito agli uomini, non
agli animali, posti a servizio dell’uomo,
cioè per il suo bene. Egli se ne può
cibare o usarli per sperimentazioni. È
sbagliato trattarli male, perché sono
creature di Dio.
La dignità propria dell’essere umano,
uomo e donna, non conduce a ignorare
quella propria degli animali. Prima che
utili (valore strumentale) valgono per sé
stessi (valore finale); non sono oggetti o
strumenti, ma esseri viventi e senzienti;
prima che all’essere umano o, meglio, insieme
con lui, dicono riferimento al Creatore.
È semplicistico, perciò, dire che sono
a esclusivo servizio (bene) dell’uomo, così
che ne possa disporre quando serve e conviene.
Il rapporto degli esseri umani con
gli animali non è area indipendente dalla
morale del rispetto-giustizia che, come
esigenza minima, si traduce nel «non
uccidere». Così, è giusto distinguere tra
alimentazione carnivora per necessità e
industria della carne. E ha senso rivedere
criticamente la sperimentazione animale
per testare prodotti medici e chimici;
e altre questioni ancora. Nelle situazioni
conflittuali, è doveroso conciliare il bene
umano e il bene animale.