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domenica 28 maggio 2023
 
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La ex della rock star morta per droga: «Non sia un mito. Per i suoi figli era già morto»

09/12/2015  La ex moglie scrive una lettera aperta e invita i fan a non glorificare chi muore per droga e, in vita, a causa della droga è stato un pessimo padre. Parole che colpiscono perché conosciamo l'assurda legge dello star system: "vivi di eccessi, muori di overdose e non verrai dimenticato".

Scott Weiland con la ex moglie Mary Forsberg
Scott Weiland con la ex moglie Mary Forsberg

Non è un nome famoso, forse solo i veri cultori sanno chi  è ma Scotte Weiland, morto a 48 anni per overdose, cantante dei gruppi rock Stone Temple Pilots e dei Velvet Revolver, come spesso capita sta avendo, soprattutto grazie ai social,  la sua celebrazione, quella destinata alle rock star vissute pericolosamente e morte prematuramente.

L'artista si è spento nel sonno sul bus della carovana che ospitava la sua attuale band, i Wildabouts, nel corso di una tappa del tour a Bloomington, nel Minnesota. Il gruppo avrebbe dovuto suonare a Medina, nel Minnesota.  Weiland, che aveva avuto problemi di droga e alcol in passato ed era stato arrestato per possesso di crack ed eroina, come Jim Morrison, Kurt Cobain, Amy Winehouse,  Weiland si appresta a diventare un mito. Perché è questa la legge dello star system: vivi di eccessi, muori di overdose e non verrai dimenticato.   

Ma ecco la voce della ex moglie, Mary Forsberg,  la madre dei suoi due figli (Noah e Lucy, rispettivamente di 15 e di 13 anni), che non si unisce al solito coro anzi chiede in una lettera aperta alla rivista Rolling Stones di non mitizzare quest'uomo perché: «i miei figli  hanno perso il padre tanti anni fa, non ieri: quella che hanno perso davvero il 3 dicembre è la speranza». La donna rincara la dose e senza mezzi termini denuncia i danni che la droga aveva fatto al marito rendendolo «un paranoico che non riusciva nemmeno a ricordarsi i testi delle sue canzoni e in quindici anni è stato fotografato pochissime volte con i suoi figli»

E ricorda a tutti la poca gloria che c'è nell'essere tossicodipendenti: «A un certo punto, qualcuno dovrà pure alzarsi in piedi e accusare, dicendo che quel che è successo a Scott succederà ancora ad altri, perché noi, come società, quasi incoraggiamo avvenimenti come questi».

Conclude così invitando i fan a non esaltare questa tragedia ma a lottare piuttosto perché non se ne ripetano altre: «La nostra speranza per Scott è morta, ma c'è ancora speranza per altri. Facciamo che questa sia la prima volta in cui non glorifichiamo una tragedia parlando di rock'n'roll e dei démoni che, in ogni caso, non necessariamente sono connessi al rock. Non comprate certe deprimenti T-Shirt con le cifre 1967-2015 stampate sopra - usiamo quel denaro per portare un ragazzo a giocare a pallone a prendere un gelato».

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