Va subito al sodo, papa Francesco. Per la sua seconda volta in Irlanda, dopo che già era stato a Dublino nel 1980 per studiare inglese, e per la prima visita di un Pontefice dal 1979 quando qui venne Giovanni Paolo II, Bergoglio usa parola chiare. Parla alle autorità e alla società civile, parla già anche alle famiglie con le quali poi starà stasera per la veglia al Croke park stadium. Ma quelle immerse nel mondo reale fatto di difficoltà, problemi e speranze.
Parla di immigrazione e pedofilia, mentre continua a chiedere alle famiglie di testimoniare il loro ruolo unico «nell’educazione dei suoi membri e nello sviluppo di un sano e fiorente tessuto sociale». Per papa Francesco l’Incontro Mondiale delle Famiglie è un’occasione per ribadire che «la famiglia è il collante della società; il suo bene non può essere dato per scontato, ma va promosso e tutelato con ogni mezzo appropriato» anche quando ci «sentiamo impotenti di fronte ai mali persistenti dell’odio razziale ed etnico, a conflitti e violenze inestricabili, al disprezzo per la dignità umana e i diritti umani fondamentali ed al crescente divario tra ricchi e poveri. Quanto bisogno abbiamo di recuperare, in ogni ambito della vita politica e sociale, il senso di essere una vera famiglia di popoli!».
Parla in Irlanda, ma sembra parlare anche all’Italia e a tutta l’Europa che stenta a farsi carico del problema delle migrazioni, quando ricorda che «forse la sfida che più provoca le nostre coscienze in questi tempi è la massiccia crisi migratoria, che non è destinata a scomparire e la cui soluzione esige saggezza, ampiezza di vedute e una preoccupazione umanitaria che vada ben al di là di decisioni politiche a breve termine».
In Irlanda, lacerata da un conflitto che ha opposto «fratelli e sorelle di un’unica famiglia» e che sta vivendo da vent’anni un «pacifica composizione del conflitto» che può favorire «la nascita di un futuro di concordia, riconciliazione e mutua fiducia», il Papa parla del «coraggio di perseverare nell’imperativo morale di essere operatori di pace, riconciliatori e custodi l’uno dell’altro». Vale per i migranti, ma vale per tutte le persone in difficoltà, grandi e piccole. Soprattutto per i minori abusati all’interno della stessa Chiesa. «Considerando la realtà dei più vulnerabili, non posso che riconoscere il grave scandalo causato in Irlanda dagli abusi su minori da parte di membri della Chiesa incaricati di proteggerli ed educarli», sottolinea Bergoglio. «Il fallimento delle autorità ecclesiastiche – vescovi, superiori religiosi, sacerdoti e altri – nell’affrontare adeguatamente questi crimini ripugnanti ha giustamente suscitato indignazione e rimane causa di sofferenza e di vergogna per la comunità cattolica. Io stesso condivido questi sentimenti. Il mio predecessore, Papa Benedetto», aggiunge citando la Lettera pastorale ai cattolici dell’Irlanda inviata da Ratzinger nel 2010, «non risparmiò parole per riconoscere la gravità della situazione e domandare che fossero prese misure “veramente evangeliche, giuste ed efficaci” in risposta a questo tradimento di fiducia”. Il suo intervento franco e deciso continua a servire da incentivo agli sforzi delle autorità ecclesiali per rimediare agli errori passati e adottare norme stringenti volte ad assicurare che non accadano di nuovo. Io stesso ho ribadito in una recente lettera l'impegno, l'imoegno maggiore per eliminare questo flagello a ogni costo dalla Chiesa».
Dopo che lui stesso, nei giorni scorsi, ha rivolto una Lettera a tutto il popolo di Dio su questo tema, Bergoglio conclude ricordando che «ogni bambino è un dono prezioso di Dio da custodire, incoraggiare perché sviluppi i suoi doni e condurre alla maturità spirituale e alla pienezza umana. La Chiesa in Irlanda ha svolto, nel passato e nel presente, un ruolo di promozione del bene dei bambini che non può essere oscurato. È mio auspicio che la gravità degli scandali degli abusi, che hanno fatto emergere le mancanze di tanti, serva a sottolineare l’importanza della protezione di minori e adulti vulnerabili da parte dell’intera società. In questo senso, siamo tutti consapevoli dell’urgente necessità di offrire ai giovani un saggio accompagnamento e valori sani per il loro cammino di crescita».
Una responsabilità, quella di difendere i più deboli, che in Irlanda viene sentito molto. Lo stesso premier Leo Varadkar, nel salutare papa Francesco ha ricordato le famigerate «case Magdeline, le case per madri e bambini, le scuole industriali, le adozioni illegali e gli abusi clericali di bambini» che «sono macchie sul nostro Stato, sulla nostra società e anche sulla Chiesa cattolica. Le ferite sono ancora aperte e c'è molto da fare per ottenere giustizia, verità e guarigione per le vittime e i sopravvissuti».