Una settimana di ascolto, innanzitutto. Il cardinale Angelo Bagnasco, nell’introdurre i lavori alla 47esima Settimana sociale dei cattolici pone l’accento soprattutto su questo: sulla necessità di «provare ad ascoltare l’uomo e la donna di oggi, senza pregiudizi o filtri ideologici, ma assecondando la vocazione della Chiesa che ha come suo primo compito quello di ascoltare Dio e inseparabilmente il mondo, soprattutto le sue sofferenze, i suoi disagi e fatiche, le sue paure».
Le parole del presidente della Cei sono parole calde che la platea ascolta attenta. Da oggi e fino a domenica, gli stati maggiori del cattolicesimo italiano proveranno a dire questa fatica e questa sofferenza, insieme con la creatività, la gioia, le proposte per far sì che il Paese riprenda il suo cammino di sviluppo. In questo quadro la famiglia diventa il luogo dove l’individuo stempera la sua esasperazione e dove ritrova la spinta per uscire dall’egoismo e da «un’autonomia rivelatasi ben presto ingenua e cinica allo stesso tempo».
Famiglia come risorsa e non come ostacolo alla modernizzazione, allora, come speranza per il futuro, come recita lo stesso tema delle Settimane. Perché oggi la vera domanda è non solo quale mondo lasceremo ai nostri figli, spiega il cardinale Bagnasco, ma anche, in modo più inquietante, «a quali figli lasceremo il mondo». Il cardinale affronta innanzitutto il problema di genere e pone la domanda di chi ha paura della differenza e poi, come secondo tema forte, parla della caduta del dialogo tra le generazioni «che porta al congedo della possibilità stessa di educare».
Nel saluto introduttivo, monsignor Arrigo Miglio, presidente del Comitato organizzatore delle Settimane sociali aveva letto i messaggi arrivati, da quello di Giorgio Napolitano a quello del Papa che sottolinea il «legame che unisce il bene comune alla promozione della famiglia fondata sul matrimonio al di là di pregiudizi e di ideologie».
E proprio sul legame tra bene comune e promozione della famiglia il cardinale Bagnasco ha ricordato che «la Dottrina sociale della Chiesa da sempre afferma che la famiglia va posta al centro delle politiche sociali, poiché rappresenta un perno per lo sviluppo, per il suo ruolo insostituibile nel generare e nel crescere la prole e per la partecipazione al mondo dell’economia e del lavoro».
Per questo è, dunque, «indispensabile», sottolinea il presidente della Cei, «un fisco a misura di famiglia, basato sul quoziente familiare, che determini un circolo virtuoso tra le famiglie e la società nel suo insieme. Il lavoro deve essere organizzato in modo da rispettare le dinamiche relazionali tipiche della vita familiare, senza impedire i legittimi e necessari momenti di incontro e di riposo. Troppo spesso si esige da chi lavora che sia data totale priorità all’attività lavorativa, fino a trascurare le relazioni familiari. Va inoltre affrontato con efficacia il problema dell’occupazione, in particolare per non costringere i giovani a farsi emigranti impoverendo il Paese di giovinezza e di professionalità, o per non rischiare, come in parte sta già avvenendo, di lasciarli inoperosi, con conseguenze gravi sul versante sia personale che familiare e sociale».
La Chiesa non ha intenzione di lasciare sola la famiglia nelle sue difficoltà. Il cardinale ha ricordato anche la recente pubblicazione degli Orientamenti sulla preparazione al matrimonio che richiamano a tutta la comunità ecclesiale l’importanza di accompagnare i fidanzati nella loro preparazione alle nozze e nei primi anni della vita di famiglia. «A loro si deve un’attenta cura, per aiutarli a scoprire il valore della loro scelta e ad assumersi con consapevolezza il vicendevole impegno per la vita. Purtroppo, alcuni fanno esperienza della lacerazione della vita matrimoniale: allora restano ferite gravi e dolori che lasciano il segno in tutti, in special modo nei figli. In questa significativa sede, rinnoviamo stima e vicinanza a quanti vivono in prima persona queste traumatiche lacerazioni e per le conseguenze che ne derivano. Ad essi vanno riservati una cordiale attenzione e un particolare accompagnamento, perché si sentano sempre parte attiva della comunità cristiana e ne sperimentino il sincero affetto».
Una famiglia accompagnata e che accompagna perché, ha concluso il cardinale Bagnasco,«la famiglia è la “prima dimora dell’umano” così come ricorda il Concilio Vaticano II: "il bene della persona e della società umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità coniugale e familiare". Per questo il futuro ha bisogno della famiglia, perché il futuro ha bisogno della famiglia, perché il cammino della vita si apre soo quando si accoglie una relazione reale, cioè concreta e quotidiana».