I dati Istat sulla spesa della famiglia confermano il generale rallentamento dell’economia nel nostro Paese. Nel primo trimestre di quest’anno la spesa delle famiglie sul territorio nazionale si è ridotto del 2,4% rispetto al primo trimestre del 2011. La vera botta si è verificata sugli acquisti di beni durevoli, che sono diminuiti dell’11,8% contro un calo più contenuto di quelli non durevoli (-2,3%) e dei servizi (-0,2%). Preoccupa naturalmente il primo dato, perché denuncia il fatto che le famiglie non stanno al momento più investendo sul loro futuro riservando le risorse principalmente per la gestione del quotidiano. In flessione (-7,2%) la spesa per macchinari e altri prodotti, gli investimenti in mezzi di trasporto (-15,7%) e quelli in costruzioni (-6,4%).
Di fronte a questo dato, che conferma un trend in atto ormai da tempo, il Censis, come da tradizione sta organizzando nel mese di giugno una serie d’incontri a partire da un testo dal titolo «Un mese di sociale» e dedicato quest’anno al tema della crisi della sovranità. L’11 giugno scorso si è parlato di «assestamento delle micro-sovranità» con il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, il Direttore Generale Giuseppe Roma e la responsabile del settore Welfare Ketty Vaccaro. L’argomento è di stringente attualità e tocca il tema della reattività delle famiglie di fronte al venir meno della tradizionale sovranità statuale, sempre più svuotata dalla delega di importanti funzioni statuali a istituzioni internazionali e a organismi sopranazionali, oltre che ai mercati finanziari internazionali. Di fronte a uno Stato sempre più impotente a reggere il welfare, il contenimento dei prezzi, le esportazioni, l’inflazione e la domanda interna «la società si “ritraccia” attraverso l’assestamento di micro-sovranità in diversi ambiti … mettendo a punto meccanismi di gestione dei propri bisogni che vadano oltre il “fai da te” individuale», è emerso nell’incontro. Da un lato per le famiglie si sta creando una «rinegoziazione di modelli e ruoli che ha la sua prima manifestazione nell’aumento delle nuove forme di famiglia, che aumentano percentualmente (single, nuclei monogenitoriali, nuclei ricostituiti e unioni libere sono ormai quasi 7 milioni, il 28% del totale, e coinvolgono 12 milioni di persone, il 20% della popolazione) rispetto alla famiglia tradizionale (coppie coniugate con figli), che rappresenta ormai solo il 35,8% delle famiglie». Dall’altro «è in atto una generale revisione dell’approccio al consumo: strategie di razionalizzazione delle spese, ricerca di sconti e offerte speciali, riduzione degli spostamenti in auto o moto, riduzione degli sprechi». Dall’analisi risulta anche che «il 95,3% delle persone rifiuta l’idea consumista dell’acquisto continuo di cose nuove, il 68,8% riferisce una maggiore morigeratezza, con una riduzione del desiderio di beni materiali che è indipendente dalla disponibilità economica ed è forse l’esito non previsto della crisi».
Anche nel campo dell’energia, sempre più dipendente dall’estero
per quanto riguarda l’Italia, le famiglie «vogliono raggiungere una
maggiore autonomia, come mostra il forte aumento del volume degli
impianti fotovoltaici: quelli più piccoli (da 3 kw o meno) sono passati
da 32.670 nel 2009 a 112.186 nel 2011 (+243,4%), e quelli fino a 20 kw
(installati da famiglie e piccole imprese) sono passati da 33.350 a
182.071 (+445,9%), per un totale di poco meno di 300.000 impianti sotto i
20 kw».
Aumenta invece la spesa sanitaria privata, «conseguenza del
rallentamento della spesa sanitaria pubblica, frutto delle politiche di
contenimento di questi ultimi anni»: nel periodo 2007-2010 la spesa
sanitaria privata è cresciuta dell’8,1%, a fronte di un incremento di
spesa totale per gli altri consumi del 2,6%. Le famiglie hanno speso in
totale 30,6 miliardi di euro nel 2010 (+25,5% rispetto a 10 anni fa).
L’anno scorso, in particolare, ogni nucleo ha speso 957,9 euro (1.418,5
euro per chi è andato dal dentista). Ecco le specifiche degli aumenti:
prodotti medicinali, articoli sanitari e materiale terapeutico (+5,8%),
servizi ambulatoriali (+11,1%), servizi ospedalieri (+8,1%). Chi può
permetterselo, calando le prestazioni pubbliche, si iscrive a uno dei
circa 300 fondi sanitari integrativi.
Anche il web è un buon campo per rimodellare la propria
micro-sovranità: «il 50% degli utenti dei social network, circa 11
milioni di italiani, dichiara di attivare e/o partecipare per mezzo di
essi a iniziative nel territorio in cui vive».
Infine la politica: la ripresa di sovranità sul territorio si
manifesta oggi, nella generale crisi di credibilità della politica, nel
forte aumento del numero delle liste civiche: «alle ultime elezioni
amministrative erano quasi la metà (il 47,3%) delle liste in
competizione, mentre nelle elezioni precedenti erano poco meno di un
terzo».