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sabato 12 ottobre 2024
 
 

La famiglia in sala giochi

16/07/2014  I genitori in italia sono ancora più genitori e non gestori al servizio di biscazzieri, oppure la fame di soldi e la dipendenza da mafiosi vari valgono molto di più, obbligandoli a una vergognosa e indegna noncuranza dei loro figli?

Agghiaccia le vene, la dichiarazione di Luca, 14 anni, che tranquillamente dice: «Sono cresciuto qui nella sala Bingo con papà e mamma. Loro amano il gioco. Secondo me, invece, buttano via i soldi…». Poche parole, ma ripeto, tali da agghiacciare le vene. La Provvidenza ha voluto che la denuncia e lo smascheramento del giornale abbiano ottenuto subito qualche risultato. E ne siamo lieti.
Ma quanti saranno i bambini che non vanno sul giornale ma devono vivere situazioni drammatiche e fortemente diseducative di questa portata? Colpisce, almeno me, anche la dichiarazione che il quattordicenne fa, con molta pacatezza e maturità: «Secondo me buttano via un sacco di soldi». Ancora una volta un figlio più saggio del padre.
Mi pare che si stia facendo ancora troppo poco per bloccare il maledetto vizio. Mentre un Comune e qualche bar hanno il coraggio di spostare lontano da luoghi a rischio o di chiudere i giochi, centinaia di altri Comuni ed esercizi sordi all’educazione, e molto meno sordi ai soldi, continuano imperterriti a fare gli affari loro.

Dobbiamo aspettare, come al solito, multe, controlli, chiusure, dibattiti parlamentari? I genitori in Italia sono ancora genitori e non gestori al servizio di biscazzieri oppure la fame di soldi e la dipendenza da mafiosi vari valgono molto di più, obbligandoli a una vergognosa e indegna noncuranza dei figli? Qualcuno mi pare stia dicendo, da bugiardo e infingardo incallito, che sono predisposte accanto alle sale giochi per gli adulti salette per bambini, con giochini innocenti e alla loro portata. E qui, come al solito, ci raccontiamo favole indecenti e inventiamo scappatoie umilianti.

È accaduto più volte anche a me, fermandomi per un caffè, di dare alcune sbirciate alle nuove sale e vedere famiglie intere, incuranti di tutto e di tutti, sommerse da gridolini e da invettive a ogni piccola vincita o a ogni piccola perdita.
Il gestore mi è corso dietro spaventato dalle occhiate. Le moine e le fandonie raccontate, credo a migliaia, a tutti, me le ha sparate ad alta velocità. Mi è scappata solo una parolaccia. Non la ripeto, perché la immaginate. Ma c’è un altro proverbio che non sa di parolacce. La mia vecchia nonna me lo ripeteva: «Dio non aspetta il sabato, per presentare il conto». E spesso si è avverato.

 
 
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