Non è una scelta scontata. O prevedibile.Per noi, è semplicemente doverosa. Soprattutto dopo un tribolatissimo 2012. L’“italiano dell’anno” per noi è “la famiglia”. Ne abbiamo individuata una, a rappresentarle tutte. Vincenzo e Anna Rita sono i genitori. Chiara e Matteo i due figlioli di casa Crispo. Vivono a Massa Lubrense, vicino a Sorrento, in provincia di Napoli. Lui è contabile in una piccola azienda, lei ha appena perso il lavoro. Come tanti, in Italia. Ma le difficoltà non hanno spento il sorriso. Né soffocato la fede in Dio. Sono qui a rappresentare la “famiglia italiana” che, di fronte alla gravissima crisi economica e di valori, ha saputo resistere e reagire. Creare coesione sociale nel Paese. Ed evitare maggiori traumi.
Grazie a lei, l’Italia è ancora in piedi. La famiglia “ammortizza” disfunzioni e inefficienze istituzionali. Assiste anziani e disabili. E, soprattutto, mantiene viva la speranza di un futuro migliore, per i propri figli senza un’occupazione. Di famiglia, e del «suo insostituibile ruolo sociale», parla anche Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2013. Al di là di qualche strumentale polemica, il Papa ci invita a costruire e promuovere una “pedagogia”della pace, a partire dalla famiglia, «cellula base della società dal punto di vista demografico,etico, pedagogico, economico, politico». Quest’azione educativa, spiega il Papa,«richiede una ricca vita interiore, chiari e validi riferimenti morali, atteggiamenti e stili di vita appropriati».
Per «dire no alla vendetta, riconoscere i propri torti, accettare le scuse senza cercarle. E, infine, perdonare». Più lungo di un comunicato stampa, più snello di un’enciclica, il Messaggio, quest’anno intitolato: Beati gli operatori di pace, sollecitala riflessione della comunità internazionale, non solo cattolica, su vari temi. Memore dell’insegnamento della Pacem in terris di Giovanni XXIII, di cui nel 2013 ricorre il 50° anniversario, Benedetto XVI chiede di «costruire una convivenza fondata su verità, libertà,amore e giustizia». Senza dimenticare le situazioni in cui si è nelle condizioni di massima vulnerabilità: la vita nascente e quella al tramonto. La prima minacciata dall’aborto, la seconda dall’eutanasia.Benedetto XVI non esita, inoltre, a invocare un nuovo modello economico. «Quello prevalso negli ultimi decenni», dice, «postulava la ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica». È fondamentale, conclude il Pontefice, «la ristrutturazione etica dei mercati monetari, finanziari e commerciali, in modo da non arrecare danno ai più poveri». Dalla famiglia al bene comune, insomma. Un cammino esigente. Ma possibile.