«La famiglia è un tesoro dato da Dio, che va dissotterrato e condiviso perché dia i suoi frutti». La terza giornata del X incontro mondiale delle famiglie, il secondo di testimonianze, è dedicato alla vocazione. I coniugi francesi Benoit e Veronique Rabourdin spiegano cosa sia una famiglia e quale la sua missione. Partono da Amoris Laetitia per dire che la famiglia è «icona dell’amore di Dio per noi». «è una vocazione, un tesoro, un dono, e la sua missione è proprio quella di «vivere la comunione e rendere visibile Dio in questo mondo». Un dono che si scopre con gli anni e che arricchisce la comunità ecclesiale e la società. I coniugi invitano le parrocchie ad avere il coraggio di chiamare le coppie a servire insieme le comunità e invitano le famiglie a un impegno missionario che è fondamentale sia per far crescere la famiglia nella via della santità che per portare l’annuncio cristiano nel mondo.
Dopo la loro introduzione, questa missione viene declinata nelle situazioni concrete di vita che sono condizionate anche dall’era digitale. Un mondo, quello digitale che, come spiega Raffaele Buscemi, non è così virtuale, «anche lo stipendio mi arriva online ed è molto concreto», spiega. Ma come usare anche gli strumenti del web per rafforzare la vocazione familiare lo spiegano i francesi Guillaume e Sandrine Haudebourg che condividono la loro esperienza maturata durante il lockdown. Dei video online per parlare alle famiglie, per trasmettere il messaggio del Vangelo, per curare i legami. Ma poi anche gli italiani Massimo e Patrizia Paloni che vivono in missione in Olanda insieme con i loro 12 bambini e che utilizzano i social anche per trasmettere la fede. Un compito che definiscono «cruciale» in un contesto nel quale Dio «sembra essere scomparso». Il loro impegno, che non prescinde dal web, è soprattutto quello di riavvicinare i giovani del post cresima. «Il nostro segreto è la testimonianza viva e concreta della nostra fede».
Infine i brasiliani Gustavo Huguenin e Fabiola Goulart che affrontano il tema dei social senza demonizzarli. «Ne parliamo insieme e li usiamo aiutando i nostri figli a capire come usare i social per aprire strade di dialogo e di incontro».
Nella seconda parte della mattinata, invece, si affrontano alcune questioni spinose per capire come portare avanti la vocazione e la missione delle famiglie nelle periferie esistenziali. Aprono i lavori di questo panel gli italiani
Adriana Bizzarri e Giustino Trincia che introducono i tre argomenti: «tra i migranti», cercando di comprendere come «la famiglia nel suo essere soggetto pastorale importante possa accogliere altre famiglie, soprattutto migranti», «nelle dipendenze», cercando di capire come «la famiglie possano sostenersi a vicenda in questa dolorosa esperienza e come la Chiesa possa essere d’aiuto», e «quando c’è violenza in famiglia» con l’importanza di una «rete attorno alla famiglia per affrontare queste situazioni»… Parlano, dal Belgio,
Francois e Isabelle Delooz Vanceulebroeck che vivono a Liegi con le loro due figlie impegnati, con la comunità di Sant’Egidio, a dare risposte alla povertà e a favorire l’inclusione sociale. Gli argentini
Maria Paula Casanova e Valerio Santoro sono impegnati in una comunità terapeutica che «serve soprattutto per accogliere nella nostra grande famiglia chiunque abbia bisogno di aiuto. Noi condividiamo, è questo il nostro metodo. Lavoriamo non per offrire una terapia, per guarirli, ma li aiutiamo perché li amiamo e poiché li amiamo li guariamo». Infine la violenza domestica con gli statunitensi
Christauria Welland e Michael Akong, lei psicologa clinica specializzata nel trattamento e nella prevenzione della violenza domestica, lui che da qualche anno si occupa della organizzazione tecnica e logistica dei corsi informatici che organizzano insieme. E insieme hanno fondato “Pax in famiglia” per la prevenzione degli abusi. Perché c’è bisogno di dire basta a questa violenza, di intervenire, come famiglie, e anche di «pregare molto come ha sempre chiesto papa Francesco».