Per me la fecondazione eterologa vuol dire dare una speranza in più di vita normale a mia figlia (affetta da malattia genetica molto rara), senza dover rinunciare a un figlio per non trasmettergli la sua malattia.
Una mamma
La preoccupazione per la figlia, affetta da una malattia genetica, perché abbia un’esistenza autonoma e, in un domani, anche la possibilità di avere un “figlio sano”, merita ascolto e aiuto.
Ma la fecondazione eterologa è la via giusta? La fecondazione eterologa, a differenza dell’omologa, compromette il bene (diritto) del nascituro ad avere genitori certi; distacca la paternità/maternità biologica da quella affettiva e sociale; rischia la perdita, più o meno numerosa, di embrioni per ottenere il risultato sperato.
In breve, non basta che il fine sia buono (avere un figlio sano), è importante che siano buone anche le vie per raggiungerlo. La morale cattolica non intende colpevolizzare le coscienze; il suo compito è aiutare a intraprendere le modalità giuste che si esigono per la trasmissione della vita umana.