La fede che salva è insieme dono (grazia)
e risposta dell’uomo alla parola di Dio.
Nella fede la grazia e la libertà si coniugano
misteriosamente e, quando tale incontro si
realizza, esso si esprime nelle opere e si celebra
nei sacramenti, in particolare l’Eucaristia.
Il Vangelo, infatti, accolto nella fede,
non è una pura teoria, né un insieme di
norme da eseguire, ma tende a incarnarsi
e quindi a coinvolgere non solo la mente e
lo spirito, ma anche il corpo del cristiano, in
un incontro tanto reale da includere la fisicità
del mangiare e del bere. Poiché l’atto di
fede implica l’esercizio della libertà, è sempre
possibile il rifiuto. Determinare fino a
che punto sia deliberato e consapevole non
spetta a noi. Anche la condanna compete
solo a Dio. E se qualcuno accoglie la parola
di Dio nell’autentica fede cristiana, non
può non viverla nella sua logica sacramentale
e nell’esperienza della comunità credente.
Gli equivoci nascono perché non siamo
in grado di innestare i sacramenti nella
vita di fede e di mostrarne il nesso profondo
e inscindibile. Di qui la necessità di un continuo
impegno di evangelizzazione per la
Chiesa e per ciascuno di noi.