«La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia; non è una 'app'
che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più aggiornata potrà
aiutarvi a diventare liberi e grandi nell'amore». Nell'omelia della Messa che rappresenta il culime del Giubileo dei ragazzi, Jorge Mario Bergoglio conferma il desiderio di entrare in sintonia con le nuove generazioni ricorrendo a metafore che rivestono di contenuti profondi epsressioni di uso comune. Nel videomessaggio trasmesso allo Stadio Olimpico aveva ammonito gli adolescenti che vivere un'esistenza senza mettere Cristo al centro è come voler chiamare un amico al telefono in un posto dove non c'è rete, non c'è campo.
«Non accontentatevi della mediocrità, di ‘vivacchiare’ stando comodi e
seduti», ha aggiunto il Papa parlando in una Piazza San Pietro gremita. Francesco ha invitato giovani e giovanissimi a scegliere
sempre e comunque il bene: «la libertà non è poter sempre fare
quello che mi va: questo rende chiusi, distanti, impedisce di essere
amici aperti e sinceri; non è vero che quando io sto bene tutto va
bene. E' libero chi sceglie il bene, chi cerca quello che piace a Dio,
anche se è faticoso. Ma solo con scelte coraggiose e forti si
realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere
la vita».
Le scelte che i ragazzi sono
chiamati a fare, il Papa non a caso le ha definite «coraggiose e forti», perché
solo con esse «si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la
pena di spendere la vita. Non fidatevi di chi vi distrae dalla
vera ricchezza, che siete voi, dicendovi che la vita è bella solo se si
hanno molte cose; diffidate di chi vuol farvi credere che valete quando
vi mascherate da forti, come gli eroi dei film, o quando portate abiti
all’ultima moda. La vostra felicità non ha prezzo e non si commercia;
non è una ‘app’ che si scarica sul telefonino: nemmeno la versione più
aggiornata potrà aiutarvi a diventare liberi e grandi nell’amore».
Scelte radicali. Ecco cosa chiede il Pontefice. «Se un
giovane non sa sognare è già andato in pensione». Questo signifca imparare ad amare. Già, ma chi? Come? Quamnto? Papa Francesco è tornato a fare il professore che spiega con profondità mista a pazienza: «L’amore, ha detto, si nutre di
fiducia, di rispetto e di perdono. L’amore non si realizza perché ne
parliamo, ma quando lo viviamo: non è una dolce poesia da studiare a
memoria, ma una scelta di vita da mettere in pratica». Ed ancora: «Quando amare sembra pesante, quando è
difficile dire di no a quello che è sbagliato, guardate la croce di
Gesù, abbracciatela e non lasciate la sua mano, che vi conduce verso
l’alto e vi risolleva quando cadete». Il Papa dimostra di avere fiducia nei
giovani, d’altronde, il futuro della Chiesa si fonda anche su di loro.
«So che siete capaci di gesti di grande amicizia e bontà – ha sottolienato
Francesco - Siete chiamati a costruire così il futuro: insieme agli
altri e per gli altri, mai contro qualcun altro! Farete cose
meravigliose se vi preparate bene già da ora, vivendo pienamente questa
vostra età così ricca di doni, e senza aver paura della fatica: fate come i campioni sportivi, che
raggiungono alti traguardi allenandosi con umiltà e duramente ogni
giorno. Il vostro programma quotidiano siano le opere di misericordia:
allenatevi con entusiasmo in esse per diventare campioni di vita! Così
sarete riconosciuti come discepoli di Gesù. E la vostra gioia sarà
piena».
L'amore, in fondo, è «la
carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere
riconosciuti discepoli di Gesù». Un amore "concreto", che non è, ha ammonito il Papa, una "telenovela": se si cade, ci si rialza, Dio ci vuole in piedi. «Nella
vita - ha fatto notare il Santo Padre - sempre si cade, perché siamo
peccatori, siamo deboli. Ma c’è la mano di Gesù che risolleva noi, che
ci alza. Gesù ci vuole in piedi! Quella parola bella che Gesù diceva ai
paralitici: “Alzati!”. Dio ci ha creati per essere in piedi. C’è una
bella canzone che cantano gli alpini quando salgono sui pendii. La
canzone dice così: “Nell’arte di salire, l’importante non è non cadere,
ma non rimanere caduto!”. Avere il coraggio di alzarsi, di lasciarci
alzare dalla mano di Gesù. E questa mano tante volte viene dalla mano di
un amico, dalla mano dei genitori, dalla mano di quelli che ci
accompagnano nella vita. Anche Gesù stesso è lì. Alzatevi. Dio vi vuole
in piedi, sempre in piedi».
Terminata la Messa, al momento del Regina Coeli, che nel tempo pasquale sostituisce
l'Angelus, Francesco ha pregato per i vescovi e i sacerdoti sequestarti
in Siria e ancora nelle mani dei rapitori. «E' sempre viva in me la
preoccupazione per i fratelli vescovi,
sacerdoti e religiosi, cattolici e ortodossi, sequestrati da molto tempo
in Siria», ha detto mil Pontefice. E ha aggiunto: «Dio Misericordioso
tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a
quei nostri fratelli di essere liberati e poter tornare alle loro
comunità. Per questo vi invito tutti a pregare, senza dimenticare le
altre persone rapite nel mondo».