Nemmeno le porte della chiesa hanno impedito che in Messico si commettesse l’ennesimo omicidio. Un bambino di tre anni questa volta è la vittima innocente di una sparatoria avvenuta a Zacatecas, uno stato nel nord del Paese. È avvenuto a Fresnillo, centro di 200mila abitanti, nella chiesa principale dedicata alla Madonna di Guadalupe. Un uomo si è rifugiato nel tempio dove i fedeli erano riuniti per la messa, inseguito da una banda di persone armate. È iniziata immediatamente una sparatoria tra l’uomo e gli inseguitori, probabilmente appartenenti a due bande di narcotrafficanti che si contendono la piazza di spaccio del territorio, uno dei più violenti del Messico. Ai primi colpi sparati tra la gente che cercava di scappare, alcuni dei presenti sono stati feriti e un proiettile ha colpito un bambino di tre anni che è morto sul colpo. La persona che si era rifugiata in chiesa è morta poche ore dopo in ospedale. È la prima volta che durante una messa, la chiesa diventa teatro di un evento simile.

L’episodio è il frutto del clima di violenza che attraversa il Messico, Paese ai primi posti al mondo in tema di crimini, come segnala Reporters sans frontières (RSF), ong che promuove la libertà di informazione in tutto il mondo.

Ieri sul sagrato bianco della chiesa dove è avvenuta la tragedia, si è riunito un gruppo di persone per manifestare contro l’insicurezza che avvelena il Paese. “Chiediamo giustizia, basta”, hanno urlato i manifestanti ai giornalisti arrivati per raccontare l’episodio e alle autorità della polizia di Fresnillo. Sull’assolata strada principale della città, dove si è consumata la tragedia, alcune famiglie hanno denunciato un clima insostenibile. Diverse persone, verso sera, si sono recate al santuario della Vergine di Guadalupe, hanno acceso candele e iniziato a pregare nell'atrio, poiché il tempio era chiuso, accendendo dei lumini.

Il vescovo della diocesi di Zacatecas, monsignor Sigifredo Noriega Barceló, denuncia la carenza di sicurezza. “Abbiamo toccato il fondo – ha dichiarato ai giornalisti -. Non ci sono autorità che possano fermare la violenza”. Quattro anni fa, sempre nel comune di Fresnillo, è stato lanciato un ordigno esplosivo che ha ferito i bambini in una chiesa, mentre erano al catechismo, “Di fronte a questa situazione di pericolo, le parrocchie devono cambiare i loro protocolli per avere misure di sicurezza efficienti”, ha annunciato il vescovo.

Il presidente dei vescovi messicani, mons. Rogelio Cabrera López, ha denunciato la gravità del crimine, anche alla luce dell’uccisione la scorsa settimana di padre José Guadalupe Rivas, dell’arcidiocesi dei Tijuana, sempre nel nord del Paese, il quinto prete ammazzato durante la presidenza di Lopez Obrador, episodio che pone il Messico come il Paese con maggior numero di preti trucidati. Nel Progetto pastorale globale 2031-2033, i vescovi messicani avevano affermato l’urgenza di lavorare per la pace esercitando il loro dovere profetico “denunciando coraggiosamente le ingiustizie e gli abusi che si commettono, lasciando da parte paure ed egoismi, spesso anche al costo della propria vita, come è successo con giornalisti, difensori dei diritti umani, leader sociali, laici e sacerdoti’”, scrivevano nel documento pastorale. Una pace che tarda ad arrivare, complice un’indifferenza e una corruzione che corrode un Paese dove tanta gente onesta lotta ogni giorno per la giustizia e la dignità.