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martedì 22 aprile 2025
 
Poesia
 

La filastrocca sul coronavirus di Roberto Piumini

14/03/2020  Il più grande autore per ragazzi italiano si rivolge ai più piccoli con rigore e leggerezza, per invitarli a prendere tutte le precauzioni senza lasciarsi assalire dalla paura, ma con fiducia che tutto questo presto finirà. «E fin quando quel tipaccio/se ne va, dannoso, in giro,/caro amico, sai che faccio?/io in casa mi ritiro».

Roberto Piumini è considerato il più autorevole scrittore per ragazzi in Italia, l'erede di Gianni Rodari. Non c'è antologia per la primaria che non riporti le sue filstrocche e i suoi racconti. E prorpio oggi 14 marzo compie 73 anni. A lui si è rivolto la struttura sanitaria Humanitas San Pio x di Milano,  per chiedergli di parlare di coronavirus ai bambini, in modo rigoroso, ma senza anisa e paura, attraverso le rime. Ecco la sua filastrocca

 

Che cos’è che in aria vola?

C’è qualcosa che non so?

Come mai non si va a scuola?

Ora ne parliamo un po’.

Virus porta la corona,

ma di certo non è un re,

e nemmeno una persona:

ma allora, che cos’è?

È un tipaccio piccolino,

così piccolo che proprio,

per vederlo da vicino,

devi avere il microscopio.

È un tipetto velenoso,

che mai fermo se ne sta:

invadente e dispettoso,

vuol andarsene qua e là.

È invisibile e leggero

e, pericolosamente,

microscopico guerriero,

vuole entrare nella gente.

Ma la gente siamo noi,

io, te, e tutte le persone:

ma io posso, e anche tu puoi,

lasciar fuori quel briccone.

Se ti scappa uno starnuto,

starnutisci nel tuo braccio:

stoppa il volo di quel bruto:

tu lo fai, e anch’io lo faccio.

Quando esci, appena torni,

va’ a lavare le tue mani:

ogni volta, tutti i giorni,

 

non solo oggi, anche domani.

Lava con acqua e sapone,

lava a lungo, e con cura,

e così, se c’è, il birbone

va giù con la sciacquatura.

Non toccare, con le dita,

la tua bocca, il naso, gli occhi:

non che sia cosa proibita,

però è meglio che non tocchi.

Quando incontri della gente,

rimanete un po’ lontani:

si può stare allegramente

senza stringersi le mani.

Baci e abbracci? Non li dare:

finché è in giro quel tipaccio,

è prudente rimandare

ogni bacio e ogni abbraccio.

C’è qualcuno mascherato,

ma non è per Carnevale,

e non è un bandito armato

che ti vuol fare del male.

È una maschera gentile

per filtrare il suo respiro:

perché quel tipaccio vile

se ne vada meno in giro.

E fin quando quel tipaccio

se ne va, dannoso, in giro,

caro amico, sai che faccio?

io in casa mi ritiro.

È un’idea straordinaria,

dato che è chiusa la scuola,

fino a che, fuori, nell’aria,

quel tipaccio gira e vola.

E gli amici, e i parenti?

Anche in casa, stando fermo,

tu li vedi e li senti:

state insieme sullo schermo.

Chi si vuole bene, può

mantenere una distanza:

baci e abbracci adesso no,

ma parole in abbondanza.

Le parole sono doni,

sono semi da mandare,

perché sono semi buoni,

a chi noi vogliamo amare.

Io, tu, e tutta la gente,

con prudenza e attenzione,

batteremo certamente

l’antipatico birbone.

E magari, quando avremo

superato questa prova,

tutti insieme impareremo

una vita saggia e nuova.
 

 

 

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