Che fosse un genio non lo si scopre certo oggi, ma la modernità degli esperimenti di Galileo Galilei sono ancora in grado di stupire e costituiscono un patrimonio importante nel campo della didattica, che insegnanti e studenti dovrebbero apprezzare. Una modernità così spiccata che nei laboratori di fisica OpenLab, servizio per l’orientamento e la divulgazione scientifica della facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali a Sesto Fiorentino, un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Fisica e Astronomia ha ripetuto un suo esperimento per verificarne l’attendibilità. Tema, la fisica dei liquidi. Il risultato della ricerca è apparso nei Research Highlights della rivista scientifica Nature Physics e il contenuto è stato pubblicato dalla rivista internazionale “American Journal of Physics”.
La modernità dell’esperimento sta nel fatto, come spiega la ricercatrice Cecilia Gambi, «che tensione superficiale, capillarità, flusso laminare, galleggiamento sono fenomeni fondamentali nello studio della fisica dei liquidi. Già Galileo si trovò a discutere di questi fenomeni tentando di trovare spiegazioni plausibili». E infatti, nei “Discorsi e dimostrazioni matematiche interno a due nuove scienze”, opera datata 1638, Galileo descrive un esperimento in cui si ha del vino rosso che passa in una fiasca d’acqua senza immediatamente diffondere ma restando coeso. Queste le parole originali: «E veramente si osserva una gran dissensione tra l’aria e l’acqua, la quale ho io in un’altra esperienza osservata; e questa è, che s’io empio d’acqua una palla di cristallo, che abbia un foro angusto quant’è la grossezza d’un fil di paglia, e così piena la volto con la bocca all’ingiù, non però l’acqua, benché gravissima e pronta a scender per aria, e l’aria, altrettanto disposta a salire, come leggerissima, per l’acqua, si accordano, quella a scendere uscendo per il foro, e questa a salire entrandovi, ma restano amendue ritrose e contumaci; all’incontro poi, se io presenterò a quel foro un vaso con del vino rosso, che quasi insensibilmente è men grave dell’acqua, lo vedremo subito con tratti rosseggianti lentamente ascendere per mezzo l’acqua, e l’acqua con pari tardità scender per il vino, senza punto mescolarsi, sin che finalmente la palla si empirà tutta di vino e l’acqua calerà tutta nel fondo del vaso di sotto. Or che si deve qui dire o che argomentare, fuor che una di sconvenienza tra l’acqua e l’aria, occulta a me, ma forse…”.
Bene, la ripetizione dell’esperimento è riassunta nuovamente nelle parole della dottoressa Gambi: «Abbiamo usato un tubo capillare di circa 2 millimetri di diametro, simile al filo di stoppia del grano di cui parla Galileo, lo abbiamo riempito d’acqua e immerso nel vino contenuto in una celletta di vetro trasparente. Abbiamo così potuto osservare l’acqua scendere effettivamente nel vino ed il vino salire verso l’acqua dentro il capillare a causa della lieve differenza di densità dei due liquidi, ma senza mescolarsi».