Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
sabato 12 ottobre 2024
 
 

Schumi torna coi piedi per terra

06/10/2012  Appiedato dalla Mercedes, Michael Schumacher lascia con tutti i record della Formula Uno. Ma quanto mancherà ai tifosi e al mondo delle corse?

Il Gran Premio del Giappone, sestultima delle venti prove mondiali 2012 di Formula 1 (ancora Corea, India, Abu Dhabi, Usa e, il 25 novembre, Brasile), occuperà per via del fuso orario la domenica mattina europea con il teatrino ormai consueto di sorpassi (pochi), pit stop, danze della pioggia (per averla, come nel box Ferrari, per tenerla lontana, cosa meteorologicamente parlando più difficile, nel box Red Bull), scelte sempre amletiche delle gomme,speriamo non anche incidenti, visto che ci sono piloti dopati dall’effetto-domino, che esamineremo fra qualche riga.


Prima, Ferdinando Alonso: lo spagnolo guida la classifica iridata con 29 punti di vantaggio su Sebastian Vettel, tedesco campione in carica, ora lanciatissimo sulla Red Bull che ci ha messo sei mesi e mezzo per ritornare alla supremazia delle due annate precedenti e che a Suzuka occupa tutta la prima fila (l’altro è Mark Webber, australiano). A colpi di piazzamenti, o se preferite di podio, e con un po’di pioggia Alonso, che parte sesto, può farcela. L’effetto domino è importante ed è vasto. Va via un pilota qua, nella scuderia gli subentra quel pilota là che lascia un posto libero lì. Ci sono revanscismi, rabbie, soddisfazioni anche sadiche, calcoli di tipo speciale. Come per la farfalla che sbatte le ali in un certo posto del mondo e provoca uno tsunami a migliaia di chilometri di distanza. 

Cosa di ogni finale di stagione, sì. Ma stavolta c’è di mezzo Michael Schumacher. La Mercedes, tedesca lei tedesco lui, lo ha in pratica licenziato, delusa dal suo rendimento che lo ha portato sul podio una sola volta in tre stagioni. Ha già annunciato al suo posto Lewis Hamilton, inglese, che sta finendo il Mondiale 2012 per la McLaren, con vaghe prospettive anche di successo finale (è quarto nella classifica generala, a 2 punti dal finlandese Kimi Raikkonen della Lotus  ma a 52 punti da Alonso). La stessa Mc Laren ha ingaggiato al posto di Schumacher, per il 2013, Sergio Perez, messicano tirato su dalla scuola Ferrari, cocco bello di Carlos Slim, il suo connazionale reputato l’uomo più ricco del mondo. 

Schumacher, in pratica messo sulla strada, ha annunciato che si ritira per sempre. Dovendo concludere il contratto con la Mercedes, ha guidacchiato nelle prove del Gran Premio del Giappone, ultimo ultimissimo. Nessuno più legittimato di lui a staccare del tutto (e forse lo farà in questi giorni, intendiamo che non si metterà più dietro ad un volante). Ha 43 anni, ha tutti i primati: 7 titoli mondiali (2 Renault, 5 Ferrari), è miliardario in euro, ha disputato prima del Giappone 302 gran premi, secondo solo a Barrichello 325. Quattro squadre (anche la Jordan e la Benetton) in 19 stagioni. Moglie amata, due figli. Residenza in Svizzera. Fisico integro, un solo grave incidente nel 1999 con frattura di tibia e perone. Passione per il calcio giocato, il motociclismo abbastanza impegnato. Al volante, il più grande di sempre.

Il sapere che noi non mancheremo molto a lui - visto che per tutta la sua vita ha fatto in modo di celebrare, enfatizzare e intanto bunkerizzare sempre più la sua impermeabilità, il suo sapersi chiudere felicemente e implacabilmente in casa al momento delle pacche sulle spalle, il suo ritenere e volerci far ritenere il mondo dei motori come il posto più adatto per l’esplicazione delle sue immense doti professionali, e basta - ci porta a pensare che in qualche modo lui non mancherà troppo a noi. E non diciamo soltanto di italiani anzi ferraristi che lo sentono parlare nella lingua di Dante soltanto adesso che Maranello gli è lontana. Ha compiuto in gara prodezze notevoli, ha tutto sommato inflitto poche scorrettezze. E’ stato sempre abbastanza gentiluomo, del tipo freddo però, ed ha sempre evitato i sentimentalismi. La sua mimesi naturale gli ha impedito i sorrisi aperti. Solo sorrisini a fior di labbra, poco più o poco meglio di una smorfia. Sempre è apparso come un aristocratico inglese intento a valutare un certo tipo di tè.

In Giappone la Formula 1 s’offre (e soffre?) il primo giorno davvero senza Schumacher, anche se lui prende il via. Possibile che ci sia ancora un finale di stagione tra colpi di spillo e strette di mani gelide, possibile anche lo stop sostanziale e formale, senza aspettare il Brasile. Lui, annunciando il suo ritiro definitivo a sorpresa, quando la Mercedes proprio non aspettava questa mossa, pensando a una diversa orchestrazione degli addii, ha detto di sentirsi ancora competitivo. E’ stata una sua ammissione importante dal punto di vista anche umano. Lui si sente competitivo, gli altri non lo ritengono più tale (pare che soltanto Sauber e Force India gli abbiano offerto un’auto). In qualche modo il divino pilota viene umanizzato. Evviva.

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo