La forza della preghiera che resta nel cuore, che cambia il mondo, che fa diventare più umani. Papa Francesco dedica la catechesi del mercoledì alla preghiera dei giusti, all’orazione di quelle persone che spesso non fanno rumore, ma che rendono il mondo più vivibile.
Ricorda la creazione e il disegno di Dio sull’umanità. Un disegno buono anche se «nella nostra vicenda quotidiana sperimentiamo la presenza del male. Un’esperienza di tutti i giorni». La genesi racconta questo progressivo allargarsi del male, l’invidia che nasce nel cuore , il dubbio che si insinua in Adamo ed Eva sulle «intenzioni benevole di Dio», una « divinità invidiosa, che impedisce la loro felicità. Di qui la ribellione: non credono più in un Creatore generoso, che desidera la loro felicità. Il loro cuore, cedendo alla tentazione del maligno, è preso da deliri di onnipotenza: “Se mangeremo il frutto dell’albero, diventeremo come Dio”». Ma il diavolo «è un mal pagatore, paga male» e «l’esperienza va in senso opposto: i loro occhi si aprono e scoprono di essere nudi, senza niente». E poi la vicenda di Caino e Abele, Il primo «invidioso del fratello, il verme dell’invidia; pur essendo lui il primogenito, vede Abele come un rivale, uno che insidia il suo primato. Il male si affaccia nel suo cuore e Caino non riesce a dominarlo». Così il male entra nel cuore umano e lo devasta. Il pensiero è sempre contro l’altro, lo si guarda con sospetto. «E così la storia della prima fraternità si conclude con un omicidio. Penso oggi alla fraternità umana, guerre dappertutto Nella discendenza di Caino si sviluppano i mestieri e le arti, ma si sviluppa anche la violenza». Entra la vendetta e «il male si allarga a macchia d’olio, fino ad occupare tutto il quadro: “Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni intimo intento del loro cuore non era altro che male, sempre”».
Papa Francesco invita a guardare «i grandi affreschi del diluvio universale e della torre di Babele» che «rivelano che c’è bisogno di un nuovo inizio, come di una nuova creazione, che avrà il suo compimento in Gesù Cristo».
Ma, accanto alla storia del male che dilaga, nelle prime pagine della Bibbia, «sta scritta anche un’altra storia, meno appariscente, molto più umile e devota, che rappresenta il riscatto della speranza. Se anche quasi tutti si comportano in maniera efferata, facendo dell’odio e della conquista il grande motore della vicenda umana, ci sono persone capaci di pregare Dio con sincerità, capaci di scrivere in modo diverso il destino dell’uomo». E così «Abele offre a Dio un sacrificio di primizie», nasce Set, il terzo figlio di Adamo ed Eva, e da Set nasce Enos. «Ee si dice», ricorda Francesco: «A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore». Ancora, commpare Enoc, «personaggio che “cammina con Dio” e che viene rapito al cielo. E infine c’è la storia di Noè, uomo giusto che “camminava con Dio”, davanti al quale Dio trattiene il suo proposito di cancellare l’umanità».
Di fronte a tutti questi racconti, spiega il Papa, «si ha l’impressione che la preghiera sia l’argine, sia il rifugio dell’uomo davanti all’onda di piena del male che cresce nel mondo. A ben vedere, preghiamo anche per essere salvati da noi stessi. Importante è pregare il Signore salvami da me stesso, la mia ambizione, le mie passioni, salvami da me stesso. Gli oranti delle prime pagine della Bibbia sono uomini operatori di pace: infatti, la preghiera, quando è autentica, libera dagli istinti di violenza ed è uno sguardo rivolto a Dio, perché torni Lui a prendersi cura del cuore dell’uomo».
La preghiera coltiva fiori dove prima c’era il deserto, «la preghiera è potente perché attira il potere di Dio e il potere di Dio è sempre la vita, far rinascere. Ecco perché la signoria di Dio transita nella catena di questi uomini e donne, spesso incompresi o emarginati nel mondo. Ma il mondo vive e cresce grazie alla forza di Dio che questi suoi servitori attirano con la loro preghiera. Sono una catena per nulla chiassosa, che raramente balza agli onori della cronaca, eppure è tanto importante per restituire fiducia al mondo!».
Il Papa ricorda la storia di un capo di governo di qualche tempo fa a cui la nonna aveva insegnato a pregare. Crescendo era diventato acido, senza senso religioso, «ma da bambino sentiva la nonna che pregava e quello è rimasto nel cuore e in un momento difficile della vita il cuore è tornato e ha cominciato a pregare con le cose che pregava la nonna e lì ha ritrovato Gesù». La preghiera, insiste Francesco, «semina vita, la piccola preghiera» e invita a insegnare ai bambini a pregare, a farsi il segno della croce. «Il segno della croce è la prima preghiera», forse dopo il bambino, crescendo, si dimenticherà, percorrerà altre strade, ma «quelal preghiera resta nel cuore, è un seme di vita».
La preghiera, conclude il Pontefice, «aiuta perché la preghiera apre la porta a
Dio perché trasformi il nostro cuore, tante volte di pietra, in un cuore umano, ci vuole tanta umanità e con umanità si prega bene».