È la fotografia di un’Italia e di una città che sta cambiando quella che emerge dal dossier “I minori stranieri a Roma: quadro statistico e analisi dei percorsi di integrazione” del Programma Integra.
Se in Italia i minori stranieri sono quasi 1 milione, Roma è il comune con i valori assoluti più alti: al 31 dicembre 2011 sono 53.693 quelli iscritti all’anagrafe, il 41,3% in più rispetto al 2006 e costituiscono l’11,8% del totale dei minori residenti.
La prima nazionalità è quella rumena, seguita da quella filippina. Confermando un dato nazionale, i bambini stranieri sotto i cinque anni sono aumentati a ritmi più elevati rispetto alle altre fasce d’età e rappresentano il 40,7% del totale dei minori non italiani. I cognomi stranieri sono sempre di più anche sui registri di classe, dall’asilo alle superiori. Otto bambini su cento nell’anno scolastico 2011/12, 756 mila in tutta Italia, per un totale di 193 nazionalità.
Sui banchi di scuola della Capitale, sono 36.657 gli straneri, l’8,7% del totale degli scolari romani; la percentuale cresce alle elementari e medie (9,6%) ma si ferma al 7,4% alle superiori. C’è un fatto su cui riflettere: gli stranieri sono più presenti negli istituti tecnici (11,9%) e professionali (14,2%), mentre nei licei romani sono solo il 2,4%.
Questi dati sembrano – ma solo in apparenza – in contrasto con vari dossier che hanno rivelato che gli arrivi degli immigrati sono diminuiti e che molti stranieri lasciano l’Italia per effetto della crisi. In realtà, rivelano che chi resta è sempre più radicato e pensa il futuro della propria famiglia nel Belpaese. Così i figli degli immigrati tra i banchi di scuola sono in crescita, aumentati del 45,6% in un solo anno. E la loro presenza è sempre più strutturale: basti pensare che solo in un decennio è passata dal 2 a oltre l’8% del totale degli alunni.
Il paradosso: il 58,2% di questi bambini e ragazzi che chiamiamo “stranieri” è nata in Italia
Eppure, il Rapporto del Programma Integra svela un paradosso della “presenza immigrata” a Roma: il 58,2% di questi bambini e ragazzi che chiamiamo “stranieri” è nata in Italia. Un dato in linea con quello nazionale: solo cinque anni fa, a scuola i “nuovi italiani” con passaporto straniero erano meno di 200 mila, oggi sono 334.284, cioè il 44,2% del totale. E se si va a guardare negli asili, i piccoli “stranieri” nati negli ospedali italiani sono più di otto su dieci in molte regioni.
Vinicio Ongini, della Direzione generale del Ministero dell’Istruzione commenta: «Il dato dovrebbe far riflettere il Parlamento sull'urgenza di una nuova legge sulla cittadinanza che riconosca il diritto di chi nasce, cresce e studia qua di essere italiano a tutti gli effetti».
Il Rapporto analizza poi la presenza dei minori stranieri nel circuito penale e il sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, ossia i ragazzi – a Roma, provenienti soprattutto da Bangladesh ed Egitto – che entrano in Italia senza genitori e hanno diritto alla protezione e accoglienza. Nei Centri di Prima Accoglienza romani, dove si trovano i minori arrestati o fermati per un massimo di 96 ore, la presenza straniera è costante, un terzo del totale.
Per quanto riguarda gli ingressi negli Istituti penali, invece, nella capitale gli stranieri superano gli italiani (170 contro 84). E anche da questo dato si può capire che la presa in carico da parte dei servizi sociali, per progetti di recupero, è molto più frequente tra gli italiani che tra gli stranieri; inoltre, per i connazionali è spesso più facile, per le condizioni della famiglia d’origine, scontare l’eventuale condanna a casa piuttosto che nel carcere minorile.
A fine settembre 2012, i minori non accompagnati segnalati a Roma, quasi tutti uomini, sono 1.251, il 20,4% del totale nazionale. Ma proprio a partire da questi numeri il Programma Integra segnala un problema: «Al 30 settembre erano presenti sul territorio 5.613 ragazzi, a fronte di un numero di segnalazioni pari a 7.370 casi. I minori stranieri non accompagnati che risultano irreperibili al momento del monitoraggio sono così oltre 1.750: un fenomeno certamente non trascurabile».