Dopo il primo turno delle elezioni legislative la Francia si scopre Macronlandia. Il partito del neo presidente Emmanuel Macron, La République en marche, ha stravinto con il 32,6 per cento e, secondo le proiezioni, dopo il secondo turno di domenica prossima, potrebbe conquistare oltre 400 seggi dell’Assemblea Nazionale, che in totale ne conta 577.
Se il risultato sarà confermato, si tratta di una maggioranza schiacciante inedita, su cui nessun presidente ha potuto contare. Un successo folgorante per una formazione politica nata come movimento soltanto nell’aprile del 2016.
Alle spalle della formazione politica creata da Macron c’è il deserto. Per i socialisti è un tracollo. Si fermano al 9 per cento. Nell’Assemblea Nazionale uscente il PS aveva quasi 330 deputati, ora ne conquisterà al massimo una quarantina. Fanno le spese di questo tracollo personaggi come Benoît Hamon (candidato socialista alle presidenziali), che raccoglie solo il 23 per cento dei voti l’ex ministra della cultura Aurélie Filippetti (figlia di emigranti italiani), la quale si ferma all’11,80 per cento.
Il partito di centro destra dei Republicains raccoglie il 20,9 e potrebbe conquistare un centinaio di seggi. Ridimensionato anche il Front National (13,1%), che non avrà più di 4 seggi. In frenata, rispetto alle aspettative, anche la sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon (11%, avrà fra i 10 e i 20 seggi).
Sul voto pesa però il forte tasso di astensione, che raggiunge il 51,29 per cento. In pratica, un elettore su due non ha votato. Si tratta di un record nella storia della Quinta Repubblica, cioè dal 1958 in poi. Oggi la stampa francese fa alcune ipotesi su questa astensione record: il clima estivo, una certa “stanchezza democratica” dopo il voto per le primarie e i due turni delle presidenziali, il peso di eventi (il terrorismo, le tensioni con Trump, la formazione del nuovo governo) che avrebbero fatto passare in secondo piano l’appuntamento elettorale.
Ora, come scrive oggi Le Monde, Macron si trova ad affrontare “la sfida dell’egemonia”. Stravince, ma non deve correre il rischio di strafare. Inoltre resta da capire fino a che punto il trionfo elettorale coincide con una vera e convinta adesione ai progetti elettorali di una formazione politica ancora poco strutturata e poco radicata sul territorio.
Ora è facile pensare che la “luna di miele” di Macron con i francesi durerà tutta l’estate. Poi, in autunno, con la rentrée (come dicono i francesi), il nuovo presidente e il suo governo dovranno confrontarsi con problemi reali. Un tema in agenda è la riforma del mercato del lavoro. Un tema delicato che raramente riuscirà a mettere tutti d’accordo.