Emmanuel Macron è il nuovo presidente della Repubblica Francese. Le prime proiezioni rese note alle 20 dai canali televisivi d’oltralpe lo danno vincente con il 65,1 per cento dei voti. La sua rivale, Marine Le Pen, si ferma al 34,9. Si stima un tasso di astensione del 25,3 per cento.
La vittoria di Macron viene già festeggiata dai suoi sostenitori sull’Esplanade del Louvre, un luogo inedito rispetto alla Place de la Bastille, scelta dal suo predecessore Hollande cinque anni fa. Un luogo volutamente neutro, non legato ai ritrovi tradizionali per le celebrazioni del partito socialista e del centrodestra, scelto da un candidato che per tutta la campagna elettorale si è definito “né di destra né di sinistra”.
Nessuna sorpresa, quindi, rispetto ai sondaggi degli ultimi giorni, che hanno visto Macron sempre largamente in testa rispetto a Marine Le Pen. Ancora una volta, in Francia, come era già avvenuto nel 2002, la diga contro l’estrema destra ha tenuto. Sia Jean-Marie Le Pen allora, sia la figlia Marine oggi, pur riuscendo ad arrivare al secondo turno, vengono poi respinti al ballottaggio dalla maggioranza degli elettori francesi, pronti a difendere i valori repubblicani messi in pericolo dal Front National. Tuttavia Marine Le Pen fa molto meglio del padre. Nel secondo turno delle elezioni del 2002 Jacques Chirac vinse con l’82,2 per cento e Jean-Marie Le Pen si fermò al 17,8 per cento. Si calcola che stasera la candidata del Fron National abbia preso circa 11 milioni di voti.
Diversi esponenti politici di vari schieramenti, a partire dal presidente uscente Hollande, avevano annunciato il loro sostegno a Macron. Per lui era arrivato anche l’inedito appoggio, con un videomessaggio in inglese e sottotitolato in francese, di Barack Obama. Nei giorni scorsi un Collettivo di un centinaio di intellettuali, ricercatori e artisti aveva pubblicato un appello sul quotidiano Le Monde chiedendo di votare Macron al fine di esprimere “l’amore della Repubblica e il rifiuto dell’estrema destra”.
Macron sarà proclamato ufficialmente presidente l’11 maggio e il suo ingresso all’Eliseo avverrà entro il 14 maggio, data in cui scade il mandato di François Hollande. Macron resterà in carica per cinque anni. Il suo stipendio sarà di 12.700 euro netti al mese.
Quella di Macron è una vittoria storica. Per diversi motivi. A cominciare dall’età. Macron diventa presidente a 39 anni (sarà quarantenne il 21 dicembre), passando così alla storia come il più giovane presidente della Quinta Repubblica. Ma anche fuori dalla Francia non ci sono precedenti di presidenti eletti così giovani. John F. Kennedy fu eletto presidente degli Stati Uniti a 44 anni. Jean Claude Duvalier, ad Haiti, nel 1971 divenne presidente a 19 anni, ma la sua fu iuna successione dinastica.
Secondo: per la prima volta diventa presidente un uomo che non appartiene ai due tradizionali schieramenti della politica francese, il partito socialista e il centrodestra di tradizione gollista. Macron guida un movimento, chiamato En Marche! (In Marcia!), lanciato ad Amiens, la sua città natale, il 16 aprile del 2016. In pochi mesi il movimento è cresciuto fino a raggiungere i 250.000 iscritti. Macron, che prima di questa campagna elettorale non aveva mai partecipato a nessuna elezione, è stato abilissimo a presentarsi come un outsider, un candidato anti sistema pur essendo confortevolmente cresciuto nel sistema. Con gli studi giusti (Collegio dei Gesuiti, Sciences Po ed ENA), il lavoro presso la banca d’affari Rotschild, l’esperienza nello staff di Hollande all’Eliseo e infine l’incarico di ministro dell’Economia dal 2014 all’agosto del 2016, quando si è dimesso per cominciare la sua avventura politica.
Riformista, europeista convinto, favorevole a una società aperta e globalizzata, Macron all’Eliseo rassicura l’Europa e probabilmente lo vedremo già domani alla riapertura dei mercati . La vittoria di Marine Le Pen avrebbe rappresentato uno shock ancora più tremendo di quello provocato da Brexit. Tuttavia Macron non è certo per lo status quo. Vedremo se saprà dare all’Unione Europea la giusta spinta per le riforme. C’è da aspettarsi che il suo primo vertice internazionale sarà con la cancelliera tedesca Merkel.
Ora però Macron non può sedersi sugli allori. Egli dovrà cercare di consolidare la sua vittoria nelle elezioni legislative dell’11 e del 18 giugno. En Marche! per ora è un partito “liquido”, che dovrà strutturarsi per poter sostenere il presidente con la sua forza parlamentare. Le elezioni legislative potrebbero trasformarsi in una occasione di rivincita per il Front National, mai stato così forte, e anche per la forza di estrema sinistra guidata da Jean-Luc Mélenchon, ben piazzato dopo il primo turno delle presidenziali. In poco più di mese, a partire da stasera, il panorama politico della Francia potrebbe cambiare in modo straordinario. Ma a questo Macron comincerà a pensare da domani. Questa è la sera per festeggiare. Circondato dai suoi sostenitori e abbracciato a Brigitte, la professoressa di Francese di cui si innamorò da studente e che ora diventa première dame di Francia.