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domenica 15 settembre 2024
 
Storie di Natale
 

La generosità contagiosa di mio figlio: «Non voglio regali, diamo a chi ha bisogno»

21/12/2018 

Tanto per cambiare ieri sera il mio secondogenito, Gregorio (11 anni), mi ha lasciato di stucco con una delle sue uscite: «Papà, per Natale non c’è nulla che mi serve. Non potremmo usare il denaro per i bambini poveri o per chi ha bisogno? Io ho già tanti soldi (ndr: non è esattamente così…) che mi serviranno per quando sarò grande». Ho accolto con gioia questa sua ri­flessione perché come famiglia diamo già un nostro modesto contributo economico a chi ne ha bisogno, ma mi piacerebbe proporgli una cosa che gli permetta di vedere che il suo gesto ha un senso e può essere contagioso. Poi un regalino intendo comunque farglielo perché so già che a Natale senza un pensiero si rattristerebbe e si pentirebbe della sua scelta così radicale.

PIETRO

— Caro Pietro, che ragazzo! Mi verrebbe da dire che c’è poco da consigliare a un genitore che evidentemente è riuscito a seminare molto, e molto bene, nell’animo del figlio… Per contrasto, la tua mail mi ha fatto venire in mente la reazione di un conoscente a cui di recente cercavo di parlare della Casa sollievo bimbi che il Vidas sta realizzando a Milano per permettere ai piccoli malati di avere un hospice tutto per loro dove poter giocare con i genitori e con i fratellini… «Non dirmelo nemmeno», mi ha bloccato subito. «È troppo triste!». Ecco, impariamo da tuo figlio che non si gira dall’altra parte e si sente già “abbastanza ricco” e, sono sicura, si godrà tutta la bellezza del Natale e del bel regalo che gli comprerai perché se lo merita proprio! Già da oggi potrebbe accompagnare voi adulti in una residenza per anziani per un momento di intrattenimento condiviso, ma fra qualche anno potrà diventare uno dei giovani volontari che quei bambini dell’hospice Vidas fanno giocare e ridere. Anche con una flebo attaccata al braccio. Uno di quelli che hanno imparato che nella vita non ha senso chiudere la porta davanti alla tristezza. Meglio guardarla bene in faccia, per provare a mitigarla, magari prendendosene un pezzetto sulle proprie spalle. Con quel bell’atteggiamento di chi non fugge davanti al dolore, ma non si vergogna (come fanno alcuni fintamente...) delle gioie.

 
 
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