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martedì 22 aprile 2025
 
GIOVEDi SANTO
 

La gioia del sacerdote ha tre sorelle: povertà, fedeltà e obbedienza

17/04/2014  Così papa Francesco durante la Messa crismale, nella Basilica di San Pietro. Stasera, alle ore 17,30, in collegamento al Ctv diretta della Messa in Coena Domini.

Parla della gioia del sacerdote, papa Francesco. E chiede a tutti i preti, a quelli  giovani e a quelli anziani, a quelli sani e a quelli malati, di riscoprire la gioia incorruttibile che l'ordinazione sacerdotale ha dato a ciascuno. Nella Messa crismale del Giovedì Santo, che papa Francesco celebra nella Basilica vaticana, il Papa ricorda che «il Signore ci ha unto in Cristo con olio di gioia e questa unzione ci invita a ricevere e a farci carico di questo grande dono: la gioia, la letizia sacerdotale. La gioia del sacerdote è un bene prezioso non solo per lui ma anche per tutto il popolo fedele di Dio: quel popolo fedele in mezzo al quale è chiamato il sacerdote per essere unto e al quale è inviato per ungere. Unti con olio di gioia per ungere con olio di gioia».

Una gioia che ha tre caratteristiche: «è una gioia che ci unge (non che ci rende untuosi, sontuosi o presuntuosi), è una gioia incorruttibile ed è una gioia missionaria che si irradia a tutti e attira tutti, cominciando alla rovescia: dai più lontani».

«Unti fino alle ossa», dice il Papa. Spiegando che proprio per questo la gioia che traspare all'esterno è l'eco di questa unzione profonda. Una gioia incorruttibile che nessuno può togliere al sacerdote anche quando è soffocata dal peccato o dalle preoccupazioni della vita. Nel profondo però è come il ceppo della brace.
 
Una gioia che il pastore non "ricarica" da sé, ma che è posta in «intima relazione con il santo popolo fedele di Dio perché si tratta di una gioia eminentemente missionaria. L’unzione è in ordine a ungere il santo popolo fedele di Dio: per battezzare e confermare, per curare e consacrare, per benedire, per consolare ed evangelizzare».

Roma, 17 aprile 2014. Papa Francesco durante la Messa crismale del Giovedì Santo. Foto Reuters.
Roma, 17 aprile 2014. Papa Francesco durante la Messa crismale del Giovedì Santo. Foto Reuters.

 Ed è per questo che lo stesso popolo diventa custode della gioia del pastore. Un popolo, un gregge, generoso «che è capace di custodire la gioia, è capace di proteggerti, di abbracciarti, di aiutarti ad aprire il cuore e ritrovare una gioia rinnovata. “Gioia custodita” dal gregge e custodita anche da tre sorelle che la circondano, la proteggono, la difendono: sorella povertà, sorella fedeltà e sorella obbedienza».

Una gioia che chiede anche di uscire, anche per trovare la propria identità: se si cerca la gioia introspettivamente, spiega papa Francesco, forse si trovano solo «segnali che dicono “uscita”: esci da te stesso, esci in cerca di Dio nell’adorazione, esci e dai al tuo popolo ciò che ti è stato affidato, e il tuo popolo avrà cura di farti sentire e gustare chi sei, come ti chiami, qual è la tua identità e ti farà gioire con il cento per uno che il Signore ha promesso ai suoi servi. Se non esci da te stesso, l’olio diventa rancido e l’unzione non può essere feconda».

E la Chiesa, grazie alla disponibilità del sacerdote, diventa «casa dalle porte aperte, rifugio per i peccatori, focolare per quanti vivono per strada, casa di cura per i malati, campeggio per i giovani, aula di catechesi per i piccoli della prima Comunione... Dove il popolo di Dio ha un desiderio o una necessità, là c’è il sacerdote che sa ascoltare (ob-audire) e sente un mandato amoroso di Cristo che lo manda a soccorrere con misericordia quella necessità o a sostenere quei buoni desideri con carità creativa».

Infine il Papa chiede «al Signore Gesù che faccia scoprire a molti giovani quell’ardore del cuore che fa ardere la gioia appena uno ha la felice audacia di rispondere con prontezza alla sua chiamata. In questo Giovedì santo chiedo al Signore Gesù che conservi il brillare gioioso negli occhi dei nuovi ordinati, che partono per “mangiarsi” il mondo, per consumarsi in mezzo al popolo fedele di Dio, che gioiscono preparando la prima omelia, la prima Messa, il primo Battesimo, la prima Confessione»; «di confermare la gioia sacerdotale di quelli che hanno parecchi anni di ministero. Quella gioia che, senza scomparire dagli occhi, si posa sulle spalle di quanti sopportano il peso del ministero, quei preti che già hanno tastato il polso al lavoro, raccolgono le loro forze e si riarmano»; «che risplenda la gioia dei sacerdoti anziani, sani o malati. E’ la gioia della Croce, che promana dalla consapevolezza di avere un tesoro incorruttibile in un vaso di creta che si va disfacendo. Sappiano stare bene in qualunque posto, sentendo nella fugacità del tempo il gusto dell’eterno. Sentano Signore la gioia di passare la fiaccola, la gioia di veder crescere i figli dei figli e di salutare, sorridendo e con mitezza, le promesse, in quella speranza che non delude».

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