Donald Trump sta affrontando l’emergenza coronavirus a modo suo. Prima ha sottovalutato l’epidemia, da lui definita più volte “il virus cinese”, una minaccia esterna contro la quale ci si poteva difendere alzando muri e chiudendo le frontiere. Poi, di fronte all’allarme della comunità scientifica, Trump ha affrontato di petto la crisi, con una raffica di tweets, dichiarazioni e interviste, nelle quali si è spinto anche a consigliare questa o quella medicina. Quindi ha prevalso l’istinto dell’uomo d’affari miliardario, con la presentazione di un piano da 2 mila miliardi di dollari mirato a sostenere l’economia americana durante la crisi. Nella notte tra martedì e mercoledì, dopo due bocciature, il piano ha avuto il via libera dal Congresso.
Intanto però la pandemia galoppa. Negli Stati Uniti i contagi da coronavirus hanno superato i 60 mila casi, circa 7.000 in più di ieri. Almeno 807 le vittime, circa 200 in più in meno di 24 ore. È quanto emerge dagli ultimi dati delle autorità sanitarie federali e locali.
Preoccupa soprattutto la situazione della regione di New York, che insieme a Madrid e alla Lombardia è la la zona del mondo dove il virus sta colpendo nel modo più feroce. Lo stato di New York ha 30.811 casi di contagio, cioè il 7 per cento degli oltre 431 mila casi censiti in tutto il mondo. I morti nello stato sono 285, mentre i casi di contagio nella città di New York sono 17.856.
Anche negli Stati Uniti sono entrate in vigore misure di restrizione dei contatti, con la chiusura di bar, ristoranti, teatri, luoghi pubblici. Tuttavia Trump, in una intervista all rete televisiva amica, Fox News, ha detto che il blocco delle attività non può durare troppo a lungo. Il suo auspicio è quello di riaprire il paese entro Pasqua, altrimenti, ha detto, vedremo migliaia di suicidi.
Trump ha aggiunto pareri discutibili: “Ogni anno l’influenza uccide migliaia di persone eppure non chiudiamo il paese. Muore un sacco di gente negli incidenti automobilistici, eppure le fabbriche continuano a produrre auto”.
Secondo un rapporto dell’ Economic Policy Institute, negli Stati Uniti la pandemia potrebbe portare alla perdita di 14 milioni di posti di lavoro. Un numero da incubo per Trump, proprio nell’anno in cui punta alla rielezione. Ma la sua onnipresenza in televisione gli sta portando consensi. Secondo un sondaggio il 55 per cento degli americani approva la sua gestione dell’emergenza. La settimana prima erano il 43 per cento.