«Non si porta l'odio in nome di Dio! Non si fa la guerra in nome di
Dio!», ha detto il Papa domenica 10 agosto commentando le notizie dall'Iraq sulle «migliaia
di persone, anche cristiani, cacciati dalle loro case». Le
notizie dall'Iraq, ha sottolineato Jorge Mario Bergoglio dopo l'Angelus, «ci lasciano
increduli e sgomenti: migliaia di persone, tra cui tanti cristiani,
cacciati dalle loro case in maniera brutale; bambini morti di sete e di
fame durante la fuga; donne sequestrate; persone massacrate, violenze di
ogni tipo; distruzione dappertutto, distruzione di case, di patrimoni
religiosi, storici e culturali».
«Tutto questo», ha scandito il Santo Padre, «offende
gravemente Dio e l'umanità».
Per l'Iraq, ha detto il Papa, «confido che una efficace soluzione
politica a livello internazionale e locale possa fermare questi crimini e
ristabilire il diritto». E grazie a «coloro che, con coraggio, stanno
portando soccorso a questi fratelli e sorelle».
Anche a Gaza, dopo una tregua, ha aggiunto il
Pontefice, «è ripresa la guerra, che miete vittime innocenti e non fa
che peggiorare il conflitto». Preghiamo anche, ha proseguito, per le vittime del virus "ebola" e per quanti stanno lottando per
fermarlo.
«Da mercoledì 13 fino a lunedì 18», ha concluso Francesco, «compirò un viaggio apostolico in Corea: per favore,
accompagnatemi con la preghiera, ne ho bisogno, grazie». Lunedì 11 parte per l'Iraq l'inviato personale del papa, il cardinale Fernando Filoni. Venerdì 15 la Cei invita gli italiani a pregare per tutti i cristiani perseguitati nel mondo.