STEFANO C. - Il mio parroco alla Messa, al momento della lavanda delle mani, in periodo di Covid usa disinfettarsi le mani con il gel e omette di lavarsi le mani con l’acqua, che ha invece un carattere simbolico: «Lavami, Signore, dalla mia colpa...». È corretto questo gesto?
In tutte le culture le mani sono uno strumento per dare messaggi non verbali che esprimono i sentimenti e le intenzioni di una persona. Anche nella Bibbia la mano è l’immagine con la quale si esprimono i sentimenti e l’agire di Dio. Le mani sono in stretta relazione con il cuore: «Chi potrà salire il monte del Signore?... Chi ha mani innocenti e cuore puro» (Salmo 24,4). Nei primi secoli i cristiani erano soliti lavarsi le mani prima della preghiera quale segno della purificazione del cuore. Per questo il gesto è entrato ben presto anche nella Messa, sebbene con frequenza e collocazioni diverse secondo le diverse
tradizioni liturgiche (all’inizio, all’offertorio, prima della consacrazione...). Nel Messale romano del 1570 restò la sola lavanda dopo l’offertorio, unendo così la funzione pratica (dopo aver toccato i doni portati dai fedeli) a quella spirituale. La situazione di pandemia ha portato alla sovrapposizione di due gesti simili che qualche sacerdote, non proprio correttamente, ha preferito evitare, forse tenendo presente che nel Rito ambrosiano tale lavanda è prevista solo se necessaria.