Sono una ex “ragazza” di 48 anni che avrebbe piacere di raccontare la sua piccola storia, non tanto per spirito di protagonismo, anche se un pochino non guasta mai nella vita, quanto per cercare di dare una mano a chi come me vive quotidianamente con il macigno dei complessi perché “diversa” perché obesa.
L’obesità una complessa malattia, soprattutto della testa, che purtroppo non viene considerata tale dalla maggior parte della gente.
Si vede per strada una ragazza anoressica e ci si angoscia, ci si chiede che problemi possa avere per essersi ridotta così, al contrario si vede una persona obesa e si tende a giudicarla come incosciente perché non capace di smettere di mangiare... Tanto non è difficile basta tenere chiusa la bocca.
Certo se fosse così facile non ci ridurremmo a pesare 108 chili (questo era il mio peso) per 1,57 cm o 130 o 200, saremmo tutti belli magri e scattanti.
L’obesità è un mostro che ti divora il fisico e il cervello, solo chi lo è capisce cosa voglio dire.
Io è da quando sono alle elementari che lotto con il mio peso, prima ero cicciottella poi robusta poi obesa e costantemente depressa.
Più sei depressa più mangi e quindi ingrassi e più ingrassi e più sei depressa... È il classico gatto che si morde la coda.
Il cibo diventa contemporaneamente il tuo amante segreto e il tuo peggior nemico.
Io ho fatto tutte le diete possibili ed immaginabili e sono anche riuscita più di una volta ad arrivare intorno ai 64 kg e stavo bene ma… Non ne ho mai gioito perché la mia testa mi rifletteva sempre l’immagine di quella ragazza grassa e sfigata che nessuno vuole vicino e così ho buttato sempre i sacrifici alle ortiche ed ho ripreso a mangiare ed ad ingrassare con gli interessi.
In fondo il cibo riempiva un vuoto che io mi ero creata con i miei complessi. Un’ adolescenza reclusa in casa a piangermi addosso, mai uscita con amiche, mai una festa con i coetanei, le prime cotte, i primi baci… niente… mancanze che con l’andar del tempo si sono trasformate in voragini, che ancora oggi non ho riempito, ma sto imparando a conviverci anche grazie all’intelligenza e alla maturità che non mi mancano e che forse sono state la mia rovina perché mi hanno portato a pensare troppo e a vivere la vita con troppa serietà.
L’obesità ti rende handicappata, non riesci a camminare, non riesci a fare le scale, non riesci a girarti nel letto, non riesci a respirare bene, non riesci a lavarti e a eseguire le normali funzioni di igiene personale, ti annienta… e quando sento la solita frase “grasso è bello” oppure “le persone grasse sono più allegre”, mi viene voglia di spaccare il mondo o meglio la testa di chi lo dice.
Ecco io mi ero ridotta così e quindi avevo due scelte o spegnermi sopravvivendo o rinascere ed io ho scelto la seconda, ma con quante difficoltà e quante ricadute ed ancora non sono arrivata alla fine del tunnel anche se la luce è sempre più vicina.
Grazie al centro obesi di Varese a cui inizialmente mi ero rivolta sono riuscita a mettermi in contatto con il Policlinico di Milano e iniziare il percorso per arrivare a effettuare un primo intervento di chirurgia bariatrica.
All’inizio nel 2013 poiché pesavo troppo (105kg) per sottopormi all’intervento mi era stato messo il palloncino, in sei mesi ho perso 10 kg fino ad arrivare a 95kg dopodiché sono stata sottoposta all’intervento di bendaggio gastrico dove ti inseriscono un anello all’altezza dello stomaco che poi durante i vari controlli viene stretto in modo da ridurre la bocca dello stomaco ed il passaggio del cibo. Purtroppo non sono mai riuscita ad adeguarmi a questo intervento e tra alti e bassi in tre anni ho perso 40 kg ma continuamente rimettendo finché dopo l’ennesima infiammazione dell’esofago la mia insostituibile dietologa ha deciso che fosse meglio togliere il bendaggio e procedere a effettuare il bypass gastrico.
Barbara in una foto recente
Purtroppo tra la rimozione e il secondo intervento sono dovuti passare otto mesi, infernali, in cui da 64 kg sono tornata a 108 in condizioni fisiche e psicologiche devastanti .
Nel marzo 2018 finalmente vengo operata dall’equipe di Milano della PIOX, la scelta è stata assai difficile perché si tratta di un intervento irreversibile e invasivo dove ti viene ristretto lo stomaco alla grandezza di una tazzina di caffè e baypassato un pezzo di intestino in modo da assorbire meno grassi e zuccheri.
A differenza di quel che si possa pensare con l’intervento non si risolvono i problemi della vita anzi… È da quel giorno che devi tirare fuori tutta la grinta e la determinazione che ti hanno spinta a effettuare l’intervento perché è molto più facile ingrassare che dimagrire e anche con l’aiuto della chirurgia bisogna avere la testa per non perdersi tra cibi spazzatura che riesci a ingoiare, ma che non ti permettono di dimagrire.
Io al momento ho perso 30 kg e avrei potuto fare di meglio se mi fossi impegnata di più, la mia vita da quel marzo 2018 è completamente cambiata, ora peso 79 kg e nonostante sia ancora un peso considerevole sono un'altra Barbara, riesco a camminare, a respirare, a girarmi nel letto, ma soprattutto riesco a sorridere.
Il giorno più bello della mia vita non sarà quando raggiungerò il mio peso forma, intorno ai 70 kg, ma quando ritornerò a ridere perché mi sarò completamente accettata per quella che sono e non per come sono.
La strada è ancora lunga e complessa, ma ora ho la consapevolezza di potercela fare, esco per strada con un semplice vestitino e non mi importa se si notano un po’ di pancia o di fondo schiena, ora non mi sento osservata e giudicata da tutti, ora mi butto nella società con più consapevolezza delle mie capacità e questo per chi ha passato una vita da reclusa è una grande conquista.
Ecco perché vorrei avere la possibilità di parlarne apertamente, quando vedo per strada una persona obesa vorrei andare a dirle “coraggio ce la possiamo fare, c’è una via d’uscita”. E purtroppo ne vedo troppe di persone obese e tutte le volte mi si stringe il cuore.
Io optai di farmi operare dopo aver visto un’intervista a Domenica In di Lorella Cuccarini a una ragazza che aveva ritrovato se stessa grazie a questa decisione.
Purtroppo i media ne parlano poco e io vorrei essere di esempio e incoraggiare chi vorrebbe farlo, ma per paura o vergogna non se la sentono e dire loro di non dimenticarsi mai l’unione in questi casi è di grande aiuto, io ho trovato delle amiche stupende, tutte con la mia esperienza, abbiamo creato un gruppo whatsapp dal nome significativo “tutti x1, 1 x tutti” e non passa giorno che non ci si senta anche solo per un buongiorno ed ogni tre mesi un bel aperitivo tutte insieme non manca mai.
Io vorrei ingrandire questo gruppo e far assaporare a qualcun altro la gioia della rinascita, forse è un obbiettivo ambizioso, ma è il mio obbiettivo e vorrei iniziare da e con voi.
Barbara