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martedì 17 settembre 2024
 
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«Da qui l'Italia sembra un paradiso», su Facebook la testimonianza di una mamma

15/10/2015  Una mamma e un papà in trasferta a Berlino per lavoro postano una lettera su Facebook e ci mostrano una Germania che per quanto riguarda l'integrazione dei bambini down non può insegnare nulla a nessuno. Anzi forse deve prendere lezioni dall'Italia.

Trasferiti a Berlino per lavoro due genitori iscrivono il figlio in una delle migliori scuole della città. Il bambino ha la sindrome di down e le cose a scuola non vanno come ci si aspetterebbe in un paese avanzato come la Germania, in una città aperta all'integrazione come Berlino. 
La mamma e il papà postano quindi una bellissima testimonianza su Facebook. Il motivo è il bisogno di cercare un sostegno pomeridiano per il loro Giacomo, ma è anche l'occasione per raccontare agli amici come funzionano le cose in Germania. E scopriamo così che noi italiani, almeno una volta, possiamo essere fieri delle nostre leggi e del nostro approccio alla diversità:


«Le vie del cielo ma soprattutto quelle dei social network sono infinite. Siamo alla disperata ricerca di una persona, laureata o studente in scienze dell'educazione, italiana, ma attualmente residente a Berlino, che possa seguire una o due ore al giorno Giacomo negli apprendimenti. Stiamo correndo ai ripari. Non era questa la nostra idea iniziale poiché crediamo che il lavoro fatto a scuola possa essere valido e assolutamente sufficiente, ma ci stiamo scontrando con una cultura assolutamente arretrata su questo fronte. Chiedo scusa ai miei amici tedeschi. Spero che non lo vivano come un affronto. Ma siamo nella città teoricamente più aperta all'integrazione di tutta la Germania, in una scuola considerata tra le migliori di Berlino da questo punto di vista, e dopo un mese in cui non è stato fatto praticamente nulla tocca sentirsi dire che hanno scoperto che "loro" possono imparare a leggere e scrivere. Questo è uno tra i tanti episodi che potremmo narrare di totale impreparazione e arretratezza culturale.

Io lo sapevo già prima di partire (Mauro no), ma devo dire che il colpo è stato ben più duro di quello che ci si potesse aspettare. Ora si tratta di prendere il meglio di quello che c'è, anche perché Giacomo sembra sereno e si relaziona abbastanza (rispetto ai suoi standard) con gli altri bambini. Andrà a scuola a giocare e lavorerà a casa con qualcun altro, perché noi siamo i suoi genitori e non è giusto che diventiamo i suoi insegnanti. Non è la soluzione ideale ma attualmente non ci è venuto in mente niente di meglio.

«Ieri in Italia era la giornata nazionale delle persone con Sindrome di Down e su FB ho visto centinaia di foto e storie meravigliose. Molti hanno accompagnato la foto di loro figlio o fratello con la scritta "il mio orgoglio". Vorrei dirvi questo, siate orgogliosi anche del paese e della cultura in cui i vostri figli e fratelli stanno crescendo. Lo so. In Italia ci sono leggi avanzatissime di più di trent'anni fa che vengono quotidianamente contravvenute. Ore di sostegno spettanti di diritto che non vengono assegnate, tagli e tagli che diventano ogni anno più gravosi, una cultura dell'integrazione che sembra frantumarsi ad ogni riforma della scuola, notizie inquietanti come l'ultima di quell'asilo nido di Ferrara dove una madre ha ritirato il figlio perché una delle assistenti delle maestre aveva la sindrome di Down. Ma nonostante tutto da qui questo continua a sembrare, come lo hanno definito alcuni genitori tedeschi di bambini con sdD, un paradiso.

«L'Italia è un posto in cui quell'episodio, appunto, fa notizia (mentre tutti i genitori allarmati perché i loro figli hanno un compagno con sdD qui non fanno proprio nessuna notizia). E in cui tanti asili, e altri luoghi di lavoro, assumono persone con sdD, cosa altrettanto impensabile qui, almeno a livello di scuole. E' un paese che bene o male ha investito per molti anni nella formazione di insegnanti, mentre qui l'idea è di affiancare ai ragazzi degli educatori per tamponare i danni senza alcuna idea di mediazione delle proposte che vengono fatte in classe. E' un paese che con leggi avanzate, anche se zoppicanti, ha creato una cultura positiva e di rispetto della diversità. Tenere alta la guardia dunque ma partendo dalla consapevolezza che abbiamo un grande tesoro da custodire e coltivare.

«Detto questo chi mi viene incontro qui nella brughiera del Brandeburgo? Fate girare!!

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