L’emirato di Sharjah, uno dei sette emirati che formano gli Emirati Arabi Uniti, è stato l’ospite d’onore del recente Salone del Libro di Torino. Un trattamento di riguardo per Sharjah, nominata dall’UNESCO Capitale Mondiale del libro 2019, emirato da sempre attento a valorizzare la cultura. Confinante con Dubai, l’emirato conta una ventina di musei (notevole quello dedicato alla civiltà islamica), 620 luoghi di preghiera fra chiese e moschee, festival artistici, una biennale e una delle principali Fiere del Libro al mondo (l’ultima edizione della Sharjah International Book Fair è stata visitata da oltre 2 milioni di persone). Nel 2017 è stata aperta la Sharjah Publishing City, la prima zona franca al mondo nel settore dell’editoria, un’area libera di dazi per chi opera nel settore dell’editoria.
A Torino Sharjah ha presentato per la prima volta tradotti in italiano 57 titoli di scrittori arabi, fra i quali 21 donne. Libri di prosa, poesia, storia e drammaturgia che hanno suscitato la curiosità e l’interesse dei visitatori del Salone.
Molto soddisfatto Ahmed Al Ameri, presidente della Sharjah Book Authority, il cui ruolo è quello di promuovere gli investimenti e la crescita dell’editoria attraverso la cooperazione fra gli Emirati Arabi e la comunità internazionale.
Che cosa significa per l’emirato di Sharjah il ruolo di ospite d’onore al Salone del libro di Torino?
“Rappresenta l’occasione di presentare al pubblico italiano e internazionale la letteratura e la cultura araba. Occasioni come queste sono preziose per conoscerci meglio, parlarci, avviare scambi culturali, scambiare idee e superare gli stereotipi che possono esserci nei confronti di altri popoli, culture e religioni”.
Per la vostra posizione geografica, crocevia fra Medio Oriente, Nord Africa, Europa e Asia, potete essere un ponte fra le diverse culture?
“Certo, Sharjah e gli Emirati possono essere un ponte che unisce e mette a contato realtà diverse. E i ponti aiutano a superare le barriere politiche e religiose”.
Alla Sharjah International Book Fair viene dato largo spazio alla letteratura per bambini e ogni giorno la Fiera viene visitata da migliaia di studenti, tanto che nel 2018 ne avete accolti 230 mila. Come mai questa attenzione verso i giovani lettori?
“Perché se facciamo leggere i bambini, assicuriamo un futuro brillante al nostro paese. I bambini che oggi leggono, domani saranno medici, ingegneri, avvocati e devono formarsi nel migliore dei modi. Ma leggere non serve solo a preparare i professionisti di domani. Leggere aiuta a combattere l’estremismo, di qualsiasi tipo: politico, religioso, filosofico. Infatti la cultura apre i cuori e le menti, aiuta a capire gli altri e ad accettare le loro idee. Lo slogan scelto per questo anno in cui Sharjah è Capitale Mondiale del Libro è: apri i libri, apri le menti”.
Lo scorso febbraio Papa Francesco ha visitato gli Emirati Arabi, che cosa ha rappresentato per voi musulmani questa visita?
“È stato un evento molto importante, perché questo papa, così animato dall’amore per la pace, ha dimostrato che cristiani, musulmani ed ebrei sono fratelli e sorelle. L’incontro del Papa con l’Iman di al Azhar ha ribadito che Cristianesimo ed Islam posso capirsi, dialogare e agire per il bene dell’umanità”.
Può dare qualche anticipazione sulla prossima Fiera del Libro di Sharjah?
“In questo anno speciale, sarà un evento speciale. E ci sarà tanta Italia".