Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 11 ottobre 2024
 
 

La lezione del caso Yara

18/06/2014 

Adesso addirittura l'applauso, fuori luogo dall'altra parte, forse. Adesso tutti a spiegare come funziona il Dna e quanto sia attendibile. Il paese dalla memoria di un pesce rosso ha già dimenticato i giorni in cui, anche sui giornali, si gridava contro i magistrati del caso Yara tacciati di non essere all'altezza della situazione, di annegare nelle richieste di campioni di Dna, di buttare soldi brancolando nel buio, fino a farli oggetto di raccolte di firme: si è chiesta persino, a furor di popolo, la testa di Letizia Ruggeri, pubblico ministero che ha guidato l'inchiesta, come se la giustizia di una democrazia pluralista degli anni duemila potesse essere amministrata alla maniera di Ponzio Pilato, che già duemila anni fa aveva rivelato tutti i limiti dei verdetti dati in pasto alla folla.

La giustizia è una cosa seria, spesso complicata. Le regole procedurali, i processi investigativi hanno regole precise e complesse, e come non è vero che l'uomo della strada sa fare il Ct della Nazionale dopo aver visto quattro partite, così non è vero che sa valutare il lavoro di un investigatore dopo aver letto due gialli e visto quattro telefilm. Ma negli anni della giustizia denigrata chiunque si arroga questo diritto e sbaglia.

In parte è colpa della cronaca che ha sempre più bisogno di semplificazioni e di verità rivelate in fretta, mentre un'indagine complessa ha bisogno di spirito laico e di razionalità. E invece nei grandi casi di "nera," si vive pressati dalla curiosità morbosa, dalla pressione alla porta, di chi vuole giustizia a tutti i costi (e magari si accontenterebbe di una verità comunque sia). Perché l'emotività con cui abbiamo imparato a ragionare di giustizia -complici la politica, la Tv, l'informazione anche,- oscilla sempre tra due poli: il desiderio di avere subito in pasto l'assassino (per buttare la chiave) e l'ansia di punire il magistrato che ci sembra sbagli, accusato di fare troppo o troppo poco.

Le indagini, invece, hanno bisogno di ponderatezza, di lucidità, anche del coraggio di fare un passo indietro quando si dovesse scoprire che la pista intrapresa, e che soddisferebbe l'opinione pubblica, non regge come sembrava.

Il caso Yara di pressione dell'opinione pubblica ne ha avuta -non cercata - oltre il bisogno e forse questo ha reso più complicata un'indagine già complicata di per sé. Per questo, invece dell'applauso (fuori luogo perché emotivo anche lui) e della precipitosa esultanza della politica (che invoca la presunzione di innocenza e il garantismo solo quando la giustizia bazzica nel suo giardino) servirebbero le scuse ai pm e l'autocritica - a futura memoria - per non rifare gli stessi errori al prossimo omicidio. E per non trasferire ora l'identica pressione sui giudici di merito che questa tristissima vicenda dovranno, adesso, passare al vaglio di un processo.

I vostri commenti
5

Stai visualizzando  dei 5 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo